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52 Giro del Mondo

Turco, e quanto gli sarebbe stato facile di conquistare quanto avria voluto. Diceva, che egli e tutti lo desideravano, ma che il Re immerso nelle delizie dell’Aram, si lasciava fuggire sì bella occasione.

Essendo già il Sole verso l’Occaso, e meno sensibile l’ardor de’ suoi raggi, ripigliammo il cammino; e dopo sette ore e 21. miglia di strada, per paese ineguale, ben coltivato, e popolato; passammo nel Casale di Ius-bascì-candì; avendo prima lasciato alle spalle il Borgo di Turcoman porto in mezzo d’una valle. Il Ius-bascì al desinare continuò le istesse cortesie alla Persiana; servendosi egli per cucchiaro della destra, e pigliando il riso a pugni; per ponerlo poi nel piatto mio, e di Malachia: cortesia ch’avrebbe del porcino in Europa, ma non perciò lascia in Asia d’essere un gran compimento. In quei paesi in un gran piatto viene il riso, e in un’altro la carne, che si dividono dal più degno de’ convitati. Finita la mensa stiede il Ius-bascì con le mani in aria, attendendo l’acqua calda, per trarne il grasso.

In questo Casale vennero alcuni degli abitanti a vedermi, essendosi sparsa vo-


ce,