Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. III.djvu/222

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176 Giro del Mondo

fargli conoscere, che il fratello covava cattivi disegni nell’animo; e che s’astenesse, almeno per quel giorno, d’andarlo a visitare, sotto pretesto d’indisposizioni: ma egli incredulo, e quasi incantato dalle melate parole di colui, non solo vi andò, ma vi rimase a cena. Infinite furono le carezze, che gli fece il traditore (sino ad asciugargli il sudore col moccichino) trattandolo sempre da Re, e da Maestà; ma non tanto lo vide soprafatto da’ vapori del buon vino di Sciras, e Cabul, che levatosi di tavola di bella maniera, ed invitando il fratello a continuare il sollazzo con Mircan, ed altri Ufficiali, ch’erano quivi; ritirossi, come se andasse a riposarsi. Morad baksce, che amava ii bere, ubbriacatosi più che non era, cadde infine in preda al sonno: quello appunto, che desiderava Oreng-zeb per fargli togliere la scimitarra, e’l gemder, o pugnale. Quindi entrato di nuovo nella camera, cominciò a sgridarlo con queste parole: Che vergogna, che infamia, è questa! un Re, come te, è così poco continente, che si ubbriaca di tal maniera? che si dirà di te, e di me? Che si prenda questo infame, questo ubbriaco, sia ligato di piedi, e di mani, e rinchiuso a digerire il vino. Ad un tratto fu


ciò