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514 Giro del Mondo

gna, senza farmi toccar mai piede a terra. Giugnemmo, dopo mezzo dì, in Aonson, fatte altrettante miglia. M’imbarcai subito, per poche ciappe, nella barca di passaggio; che al cader del Sole spiegò le vele, e camminò tutta la notte.

Il Lunedì 12. passammo per Sciuntè, continuando ancora il buon vento. In questo Canale (benche d’acqua dolce) si prendono infinite ostriche, così grandi, che la loro polpa alle volte pesa una libbra; però ordinariamente pesano la metà; nè il sapore è cosi esquisito, come delle nostrali. Delle scorze i Cinesi si servono nelle fabbriche, come se fusser pietre; e i Portughesi le assottigliano, per farne come invetriate alle loro finestre.

Il Martedì 13. dopo Vespro, giunto in Canton, andai alla solita mia stanza de’ PP. Riformati Spagnuoli.

Il Mercordì 14. mentre andava dal pittore, che lavorava per me, incontrai una processione di Tauzu; che vestiti de’ loro piviali, guerniti d’oro, andavano a un funerale. Precedevano più ombrelle, bare d’Idoli, banderuole di seta, e di carta colorita, profumi, ed altro.

Il Giovedì 15. vidi partire il Fuyen, o Vicerè, con un superbo accompagnamen-


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