Pagina:Giuseppe Aliani, Educazione della donne 1922.djvu/73

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lunque professione adatta al sesso forte, compresa quella della milizia?

Sì, non è difficile vedere, nelle città, delle donne che girano appollaiate come scimmie sulle biciclette, vestite alla foggia maschile, con la giacchetta diritta sui fianchi, il panciotto coi taschini e i calzoni larghi e corti, per darsi l’aria di emancipate (emancipate da chi o da che — si potrebbe domandare — se oggi la donna non è più, come una volta, schiava dell’uomo e se ciò è garantito anche dalla legge?). Ma esse, che vogliono parere uomini, sono sempre donne e sempre fisicamente più deboli.

«La dolcezza del volto — scrisse la Molino-Colombini, che dell’educazione della donna poteva parlare con indiscutibile competenza, — la soavità del sorriso e della voce, le forme graziose, la gentilezza del tratto, e più che altro la meno ferma costituzione del corpo in noi donne, rivelano che non siam fatte per vivere da noi, ma che, come viti al pioppo, la vita nostra deve sostenersi appoggiata alla robustezza maschile».

Alcuni dicono però che la debolezza organica della donna dipende dall’indirizzo dato, da tanti secoli, all’educazione di lei, restringendola alla preparazione alla vita domestica, ciò che si crede abbia influito potentemente sul suo organismo e lo abbia indebolito. Altri aggiungono che un’educazione diversa potrebbe renderla più forte e metterla anche in grado di sostenere le stesse fatiche che ora sono sopportate con facilità dall’organismo dell’uomo.

A questa affermazione si potrebbe osservare che, a parte le esigenze della vita moderna, la bontà del-