Pagina:Giuseppe Aliani, Educazione della donne 1922.djvu/151

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festiva per le donne, obbligatoria fino al 15° anno, sarebbe come un faro luminoso per l’educazione delle giovanette del popolo, ora abbandonate a sè stesse o in balìa di chi sa attirarle per fini partigiani.

Anche nelle campagne il bisogno dell’istruzione è entrato nella coscienza popolare, e i genitori mandano spontaneamente i figli a scuola, rinunziando al piccolo guadagno del loro lavoro nei campi e nelle officine, e, compiuto il corso obbligatorio del luogo, mandano i maschi a frequentare il corso popolare nel vicino comune, obbligandoli a percorrere, a piedi, ogni giorno, un non breve percorso di via. Non vi mandano però le femmine, per i pericoli a cui sarebbero esposte nella via da percorrere, ed esse rimangono, alla fine dell’età dell’obbligo scolastico, a lavorare o nei campi, dove dimenticano l’istruzione appresa a scuola e le buone abitudini acquistate.

Per queste giovanette la scuola complementare festiva obbligatoria potrebbe fare un gran bene. Dovrebbe far applicare ai bisogni della vita, secondo le esigenze locali e le occupazioni delle alunne, il leggere, lo scrivere e il far di conti appreso a scuola, insegnare specialmente l’igiene personale, generalmente trascurata nelle campagne, e curare con le buone letture, l’istruzione morale e civile e l’educazione patriottica, in modo che la voce del dovere parli ai loro cuori, ecciti i sentimenti gentili e stimoli le buone e generose azioni. La maestra rurale sarebbe per queste future madri di famiglia popolane la sorella maggiore, l’amica sincera, la consigliera disinteressata, l’educatrice esemplare per il loro bene e per quello della società e della patria.