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24 Firenze vecchia


volessero lasciar la porta di casa aperta fino dopo le otto di sera. Se però la plebaglia non s’abbandonò al saccheggio, i francesi spogliarono i musei e le gallerie; per mostrar forse che appartenevano ad una nazione di artisti.

Le intemperanze dei francesi, scontentarono non solo i partigiani di Ferdinando III e dell’Austria ma anche i veri liberali. Infatti, dopo tante promesse di benessere, di felicità e di libertà, non potendo il nuovo governo sostenere le spese enormi dell’armata, ricorse ai mezzi straordinari. Fra questi, il primo fu quello di esigere alla svelta, dai cittadini, seicentomila scudi, che tanti rimanevano per coprire il prestito forzato di ottocentomila, ordinato per conto proprio da Ferdinando III nel 1798, e del quale non era stata pagata che la prima rata. Quindi, l’immediata consegna degli utensili e vasellami d’oro e d’argento di uso sacro, non strettamente necessari al culto, e già parzialmente ordinata dallo stesso Granduca, che s’era veduto però mal corrisposto. I preti non intendevano affatto di privarsi di tali oggetti, per quanto nel 24 dicembre 1798 fosse stata spedita ai vescovi una circolare, onde esortarli a dare il buon esempio ed eccitare preti, frati e monache, a concorrere con alacrità e zelo al sollievo delle pubbliche finanze, così tartassate per sopperire alle spese fatte per «l’armamento delle bande e per la creazione dei cacciatori volontari.» Ma fu fiato e carta sciupata. Vescovi, e clero fecero il sordo. Amici cari, e borsa del pari!...

Il governo francese dunque, riportò in ballo la faccenda del prestito e della consegna degli oggetti preziosi, perchè il bisogno stringeva e non c’era tempo da perdere. Giacché il Granduca, pel primo, aveva avuto quella felicissima idea, non ostante che non gli riuscisse poi d’attuarla, i francesi credettero ben fatto di sfruttare l’odiosità ch’egli s’era tirato addosso, per trarla a lor vantaggio.