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impazientemente di saper da un certo tale l’esito de’ suoi tranelli: «Il rapporto di costui mi farà o vivere ancora qualche tempo, o morire affatto.»1
Incominciamo adunque dallo spogliare il vocabolo rapporto del significato, che nella nostra lingua non ha, di convenienza, di attinenza, di dependenza, e condanniamo come errore il brutto neologismo di rapporto d’amicizia, rapporto di famigliarità, di parentela, in luogo di relazione d’amicizia, di famigliarità, di parentela; come pure l’arcibrutto modo avverbiale invalso pur troppo nelle scritture correnti di rapporto a per relativamente, o rispetto a. Ognun vede che in questo significato la voce rapporto non ha derivazione, che a tale uffizio la scorga.
Resta ora a parlare del primo significato della voce relazione, nel quale sembra a prima giunta che essa sia perfettamente sinonima di rapporto; ma a chi vorrà ficcarvi ben addentro gli occhi apparirà una certa differenza, la quale per essere delicata assai, è più facile a sentirsi, che a spiegarsi; tenterò di chiarirla: