Pagina:Giuseppe Sordini Il duomo di Spoleto.djvu/8

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più dissennati trasformatori; ma è, invece, un vero musaico architettonico, di epoche e stili diversi, cui quel gran pittore che, particolarmente nell’Umbria, è il tempo, ha data un’apparenza, solennemente lieta, di armonia mirabilissima.

Anche gli storici spoletini, del loro Duomo, parlano poco e male: non offrono quasi alcun corredo di documenti, e i due che citano, purtroppo, o non li intendono o li intendono a rovescio. Nè, del difetto devesi dar loro tutta la colpa, perchè, in verità, la penuria dei documenti intorno a questo, come agli altri edificî monumentali di Spoleto, è veramente straordinaria1.

Spigolando, infatti, con ogni diligenza, dagli scrittori spoletini si può soltanto raccogliere: che nel luogo dove, ora, sorge il Duomo di Spoleto, fu già una chiesa dedicata a S. Primiano, della quale sussisterebbe la tribuna principale, la stessa del Duomo odierno; che quella primitiva chiesa fu Cappella Ducale, fabbricata, anzi, dai Duchi di Spoleto presso il loro Palazzo, cui era congiunta per mezzo di un portico2, e dagli stessi Duchi trasformata poi in sontuosa Basilica; che, ricostrutta nell’undicesimo secolo dal Vescovo


  1. Si è scritto che gli Archivi di tutte le città, prima del regno di Federico Barbarossa, perirono. E il Sansi (Documenti storici inediti, Foligno, Sgariglia, 1879, pag. 197), riportando questa sentenza di Enrico Hallam, osserva che per Spoleto essa è letteralmente vera. E, a prova di ciò, egli pubblica, in nota, l’unica carta da lui rinvenuta in tutta la città, anteriore all’eccidio memorando; carta invero, di poco valore, riguardando semplicemente un contratto di vendita tra privati. Non deve però credersi, come ebbe ad asserire il ch.mo Barone Sansi, che quella sia l’unica carta conservata a Spoleto, anteriore all’anno 1155. Due documenti pubblici importantissimi, di circa un secolo piú antichi del 1155, li produrremo noi stessi in questo nostro scritto, ed erano, del resto, già conosciuti. Altri sappiamo che esistono nell’Archivio capitolare del Duomo, in quello di S. Pietro e presso qualche privato. Dunque, se è vero che gli Archivi anteriori al Barbarossa vennero distrutti, non è esatto che perissero tutte le carte di cui erano composti: é però da augurarsi che queste trovino, presso gli attuali possessori, la grazia di una buona conservazione e di una non eccessiva gelosia verso gli studiosi, altrimenti le parole del Sansi acquisteranno purtroppo un doloroso ed esatto senso di verità.
  2. Qualcuno volle ravvisare tale portico nella colossale costruzione ad arconi che vedesi in Via del Seminario, simile alle costruzioni di S. Francesco di Assisi e del Palazzo Consolare di Gubbio, la quale doveva servire anche a Spoleto per