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il duomo di spoleto 5


Andrea, questi, dedicatala alla Vergine, vi trasportò, nell’anno 1067, la sede episcopale dalla chiesa suburbana di S. Pietro, innalzandola così alla dignità, che ancora conserva, di Cattedrale spoletina.

Tali notizie però, lo diciamo subito, sono in gran parte erronee, e in parte addirittura fantastiche.

Incominciamo dal confessare che di S. Primiano Martire, primitivo titolare, secondo alcuni scrittori, del Duomo di Spoleto, sappiamo poco o nulla.

Bernardino di Campello1 nel suo volume a stampa Delle Historie di Spoleti, lib. sesto, pag. 176 (Spoleti, Ricci, 1672), narra che Primiano2 «nato in Ancona, e quindi venuto a Spoleti vi


    elevarvi sopra, secondo noi, un sontuoso Palagio della Signoria, nel XIV secolo. La fabbrica rimasta incompiuta, per vicende di parte, fin dal suo primo sorgere, non fu mai portata a termine. Ha, però, una storia singolare, il cui racconto potrà opportunamente servire di prefazione ad un volumetto illustrativo del Museo archeologico spoletino che, in quell’edificio, si viene da noi stessi raccogliendo e ordinando per incarico affidatoci dal Municipio. Vedi: G. Sordini, Di un Palazzo della Signoria a Spoleto (con otto incisioni), in Rassegna d’Arte, Milano 1903.
    Per il preteso portico, vedi: Fontana P., Descrizione della Chiesa Metropolitana di Spoleto, Spoleto, Bossi, 1848, pag. 5-6. Altri, poi, tale sostruzione additò come un resto del Palazzo Ducale. E questa opinione ebbe tale credito, da indurre, sul finire del XVII secolo i Sodali della Confraternita stabilita nella chiesa della Manna d’oro, elegante edificio in massima parte del XVI secolo, a porre nell’interno di quel tempietto, questa iscrizione che ancora vi si legge: D. O. M. Aedes dudum et Principum Regumque Spoletinorum aula et Divi Petri Apostoli apparitione percelebres postmodum non minus Barbarorum rabie quam temporis edacidate consumptas in honorem Deiparae Virginis aere publico instauratas ob aureum manna e coelo dimissum in stimma italicae annonae caritate demum supremo apposito lapide sodalitas eiusdem Virginis S. P. Q. S. suffragante in hanc augustiorem formam exhibuit Anno salutis MDCLXXXI.

  1. Di Bernardino di Campello e delle sue opere, parlarono con grande e meritato onore il Tiraboschi, il Baglivi ed altri. Chi volesse notizie più ampie sulla vita e sugli scritti, anche inediti, di questo insigne storico, letterato e diplomatico spoletino del XVII secolo, le troverà in un aureo volumetto di A. Cristofani, intitolato Della vita e degli scritti del Conte Bernardino di Campello, Assisi, Sensi, 1873; e in un bel libro del Conte Paolo Campello della Spina: Il Castello di Campello, memorie storiche e biografiche, Roma, Loescher, 1889.
  2. Abbiamo riportato per esteso il passo del Campello perchè questi riassunse e compendiò tutte le notizie, anteriori a lui, intorno a S. Primiano, coordinandole e amplificandole secondo il sentimento, il criterio e la dottrina a lui particolari.
    Di S. Primiano, del resto, tacciono completamente il Minervio (De rebus gestis