Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/86

Da Wikisource.

ragionamento iii. 75

piedi lo condusse. Trovata ch’ebbe la carogna, non curando del puzzo d’essa, le s’accostò, e sollevando di quell’aliga di mare, sotto cui pensava ch’appiattate si stessero, diede appunto d’un piede nel gruppo che cercava, ed oltre misura contento, presolo e cacciatolosi nel zaino, non prima si volle quindi movere che ringraziò le Ninfe, e benedisse il mare; che avvenga che capraro fosse, non era però nè ingrato, nè sconoscente, e teneva ch’el mare (come quello che gli era di giovamento alle nozze della Cloe) fosse di gran lunga più liberal che la terra; poscia senza più indugiare, come se fosse il più ricco uomo del mondo, non che del suo villaggio, correndo verso la Cloe, subito che giunse le raccontò il sogno, e le mostrò il gruppo; e volendo la Cloe contarle, per vedere se erano millanta, Dafni non potè aver tanta pazienza, e raccomandatele, finchè egli tornava, le sue capre, si mise a gambe per trovar Driante; e trovatolo, che era con la Nape in su l’aia a battere il grano, gli si fece innanzi con gran baldanza, richiedendolo del maritaggio in questo modo: A me si vuol dar la Cloe per moglie, che so ben sonare e ben cantare, che so por viti, far nesti, piantar arbori, lavorar co’ buoi, e per insino a sventolare in su l’aia. Delle greggi quanto sia buon guardiano, la Cloe stessa ne sia testimone: ei mi furon già consegnate cinquanta capre, or son per la metà più; ed hovvi allevata una razza di becchi i più grandi ed i più belli di questa contrada, dove prima per far montare le nostre capre li pigliavano in prestanza. Io son giovine, io vi son vicino, non sono scandoloso, e sono stato nutrito da una capra, come la Cloe da una pecora;