Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/92

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ragionamento iv. 81

albero una vite altamente maritata si distendeva sopra le piante delle mela e delle pera, dove maturando l’uve con essi i pomi contendevano, e questi tutti erano domestici. Eranvi poi de’ cipressi, degli allori, de’ platani, de’ pini, e sopra ciascuno di essi invece di vite, un’ellera s’abbarbicava, la quale con molte pannocchie di corimbi a gara con l’uve negreggiando, pareva che i maturi grappoli contraffacesse. Nel mezzo dunque venivano a star le piante fruttifere, e di fuori le non fruttifere come un serraglio l’attorniavano, ed ancora intorno a queste una picciola siepe correva. Aveano questi alberi i lor pedali tutti spartiti, e lontano l’uno dall’altro: ma nell’alto i rami si toccavano, e s’inframmettevano insieme, insertando le chiome talmente, ch’avvenga che cosí di natura tessute fossero, parevano pure ad arte intrecciate. Eranvi ancora diversi compartimenti di fiori; altri dalla natura prodotti, ed altri dall’arte trasposti. Gli artificiosi erano come le rose, i giacinti, i gigli: i natii come le viole, i narcissi e le terzanelle; insomma v’erano l’ombre della state, i fiori della primavera, le delizie dell’autunno, e tutti i frutti di tutte le stagioni. Avea una veduta bellissima, che scopriva di sopra una larga pianura, per onde si vedevano pastori assai, ed animali che pascevano: scorgevasi il mare ed i marinari che navigavano; e questa era una delle dilettose parti del giardino. Nel mezzo della lunghezza e della larghezza