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capitolo vi. - peggio che peggio. | 105 |
che di vederla fuggire, la mano di Dio 1 si 2 allungava in silenzio dietro alle loro spalle per coglierli. Lucia è sicura di voi, ve lo dico io povero frate e quanto a voi, ricordatevi che verrà un giorno...»
Don Rodrigo che combattuto tra la rabbia, e 3 lo stupore non trovava parole per rispondere, quando sentì che una predizione stava per venirgli addosso, prese la mano... alzata del padre, e coprendogli la voce gridò:
«Levamiti dinanzi, plebeo incappucciato e poltrone temerario.»
Queste parole 4 acquietarono in un momento il padre Cristoforo. All’idea di strapazzo e di villania era nella sua 5 mente così bene e da tanto tempo associata l’idea di sofferenza e di silenzio, che a quel complimento gli cadde ogni spirito d’ira e di entusiasmo, e non 6 gli restò più altro da fare che di udire tranquillamente 7 ciò che piacesse a D. Rodrigo di aggiungere. Onde, ritirata placidamente la mano dagli artigli del gentiluomo,8 abbassò il capo e rimase immobile, come 9 quando nel forte della burrasca e il vento cade, un’antica pianta ricompone naturalmente i suoi rami e riceve la gragnuola come la manda il cielo.
«Villan rifatto!» proseguì D. Rodrigo: «così 10 rimeriti accoglienze alle quali non sei avvezzo, e che non son fatte per te: ma tu adoperi da par tuo. Ringrazia quel sajo che ti copre quelle spalle di paltoniere, e ti salva dalle carezze che si fanno ai pari tuoi 11 per insegnar loro a parlare. Esci colle tue gambe per questa volta; e la vedremo.»
Così dicendo, accennò una porta dal lato opposto a quella per cui erano entrati: il padre Cristoforo chinò il capo, come salutando, e se ne uscì per quella, 12 a lento passo, lasciando don Rodrigo a misurare a passi concitati il campo di battaglia.
13 Non è da credere che l’animo del buon frate fosse pacato come il suo aspetto; ma in mezzo al turbamento naturale nelle sue circostanze, egli sentiva più di fiducia che