Pagina:Gli sposi promessi III.djvu/17

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capitolo i - tomo iii 383

la cosa vada bene cosi? Siete contento di queste disposizioni?»

«E che?» rispose il Conte commosso e umiliato, «dopo aver tanto tempo fatto il male a modo mio1 dovrei ora dubitare di lasciarmi governare nel ripararlo? e da Federigo Borromeo?»

«Da Dio tutti e due,» rispose questi, «perché siamo due poveretti.2 Andate,» continuò poi con tuono affettuoso e solenne; «andate, figliuolo mio diletto, a toglier di pene una creatura innocente, a gustare i primi frutti della misericordia; io v’aspetto, voi tornerete tosto, non è vero?3 noi passeremo insieme tutte le ore d’ozio, che mi saranno concesse in questa giornata!»

«Se io tornerò?» rispose il Conte. «Ah! se voi mi rifiutaste,4 io mi rimarrei ostinato alla vostra porta come il mendico. Ho5 bisogno di voi! Ho cose, che non posso più tener chiuse in cuore e che non posso dire ad altri che a voi. Ho bisogno di sentir quelle parole, che voi solo potete dirmi.»

Federigo in risposta gli strinse la mano,6 si avvicinò ad un tavolino, scosse un’altra volta il campanello; e tosto entrò un ajutante di camera,7 cui egli impose che facesse tosto apprestar la lettiga, la quale stesse agli ordini del curato di Chiuso, e facesse bardare due mule, che dovevano servire di cavalcatura ai due presenti. Dato l’ordine, riprese la mano del Conte, e s’avviò verso la porta8 della stanza; ma veduto, passando, il nostro Don Abbondio, che stava9 tutto pensieroso e come ingrugnato, pensò, il buon cardinale, che quegli forse avesse avuto permale di vedere quel facinoroso cosi accarezzato e distinto, e sé negletto in un canto.10 Si fermò tosto, e rivolto al curato con un sorriso amorevole e quasi di scusa, e con quel tratto cortese che11 tanto raro a quei tempi, in cui12 i modi comuni erano trascuratezza superba, o cortigianeria iperbolica, gli disse:

  1. non mi lascerò
  2. Ora voi tornerete tosto da me, d. Abbondio. Bene, io [v’aspetto di ritorno] aspetto ansiosamente il vostro ritorno.
  3. voi
  4. rispose il Conte,
  5. Segno e a margine, in penna:«cioè - altre cose -, per cagione di quella lacuna».
  6. e tenendola sempre,
  7. al quale
  8. per u
  9. in un canto
  10. Segno, e a margine, in penna:«.punto fermo».
  11. Sic; ma spiegabile con la cancellatura veniva in lui dalla cortesia dell'animo,
  12. tutto era