Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo viii - tomo iii | 559 |
aveva cominciato a ribollire; sicché la curiosità era infiammata.1 G1i occhi furono tosto addosso a Fermo, ma, visto ch'egli era un forese, nessuno pensò a lui, per sua buona ventura; perché chi gli avesse chiesto:2 «a caso, verreste voi forse da Milano?» Nella disposizione d’animo, in cui era Fermo,3 possiamo ingannarci, ma egli diceva certamente la bugia. Invece, senza essere importunato di richieste, potè egli, mentre mangiava saporitamente, sentire i discorsi che si facevano, e rimettersi un po’ al corrente deHe cose del mondo, dopo una lunga giornata di4 ritiratezza.
«Eh! eh!» diceva uno, «i milanesi non son mica uomini di stoppa: e non la finiranno prima che sia lor fatta ragione davvero.»
«Pure,» disse un altro, «il vicario se lo sono lasciato
levare dalle mani.»
«Sì,» ripigliò un altro; «ma gli sarà fatto il processo.»
«Stiamo un po’ a vedere,» saltò in campo un quarto, «se questi cittadini superbi non penseranno che ai loro interessi, o se vorranno una legge nuova anche per la povera gente di fuora, che,5 perdiana, ha pure il ventre anch’ella,
e lavora più di loro per far crescere il pane.»
«Basta,» riprese il primo: «si potrà vedere: mi pento di non essere andato a Milano, questa mattina.»
«Se vai domani, vengo anch’io,» disse un altro, poi un
altro, poi un altro.
A questo punto della conversazione si sentì6 il passo d'un cavallo; e i nostri interlocutori7 indovinarono facilmente chi poteva portare, e ne furono molto lieti,8 pensando che saprebbero le notizie vere di Milano. Era infatti quegli, che eglino avevano preveduto: un mercante, che, andando
più volte l’anno a Bergamo9 pei suoi traffichi, era uso fermarsi a passar quivi la notte, e, come trovava nell’osteria quei soliti10 frequentatori del paese,11 era divenuto conoscente quasi di tutti.
Accorsero nella strada, si affollarono a gara attorno all’arrivato:12 uno13 prese le briglie, l’altro la staffa. «Buon