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capitolo viii - tomo iii | 563 |
questa, che quattro capi erano stati1 presi2 jer sera, e saranno impiccati. Ah! ah! vi dico io che ognuno3 studiava la via più corta, per andarsene a casa, per non diventare il numero cinque. Quando io sono uscito da Milano, pareva un monastero.»
«Dunque gli impiccheranno?» domandò un altro uditore.
«Senza fallo, e presto,» rispose il mercante.
«E la gente che cosa farà?» domandò ancora quegli.
«Anderà a vedere,» rispose ancora il mercante.4 «Avevano tanta smania di vedere morire qualcheduno all'aria aperta, che volevano far la festa al5 Signor Vicario di Provvisione. Puh!6 che spettacolo un cavaliere ammazzato7 di mala grazia! Invece avranno quattro birbanti serviti con tutte le formalità. Quattro! quattro finora, ma chi sa?... Vi so dire che tutti quelli, che jeri e questa mattina hanno mangiato pane fresco in Milano, se ne stanno coll’olio santo in saccoccia. Per me, ho testimonj che8 tutta la giornata
di jeri, e tutta la mattina d’oggi, me ne sono stato chiuso
in casa: e poi, si sa che noi altri mercanti siamo nemici
dei torbidi...»
«Anch’io non mi son mosso di qui,» disse un ascoltante.
«Non siamo qui tutti?» disse un altro: «la cosa parla
da sé.»
«Ohe, come andrà per Bartolomeo, che è andato a Milano appunto jer l’altro?» disse un9 secondo.
«Se avrà avuto giudizio,» rispose il mercante, «ne sarà
stato fuori, e non gli accadrà nulla.»
10 «Il guaio è,» disse quegli, «che sta male a giudizio.»
«Allora non so che dire;» rispose il mercante, in aria
di chi si rassegna alle sciagure degli altri.
«Se io mi fossi anche trovato in Milano, per caso, per
caso,» disse un terzo, «me la sarei battuta subito a casa.»
«Infatti,» ripigliò il primo, «in quei garbugli v’è sempre pericolo; e poi, via, bisogna dire il vero, sono cose che non istanno bene. Confesso la verità che11 i baccani non mi sono mai piaciuti.