Pagina:Gli sposi promessi IV.djvu/211

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appendici 801


— Disposto ... disposto sempre all’ubbidienza.

— Benissimo; e buona notte signor curato.

Cosi dicendo si svilupparono da don Abbondio, il quale pochi momenti prima avrebbe dato qualche gran cosa per isfuggirli e allora avrebbe voluto prolungare la conversazione e le trattative; e avviandosi dalla parte donde egli era venuto, se ne andarono, cantando una canzonaccia che non voglio trascrivere. Il povero don Abbondio, rimase un momento colla bocca aperta, come incantato, poscia pigliò anch’egli quella delle due stradette che conduceva a casa sua mettendo ecc. Di qui segue come nel testo, fino a divorato. Poi con differenze:

La forza legale non proteggeva in alcun conto l’uomo tranquillo, inoffensivo e che non avesse atri mezzi da far paura altrui. Non già che mancassero leggi e pene contra le violenze private. Le leggi anzi venivano giù a dirotta; i delitti erano annoverati e particolereggiati con minuta prolissità; le pene pazzamente esorbitanti, e se non basta aumentabili quasi per ogni caso ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori; le procedure studiate soltanto a liberare il giudice da ogni cosa che potesse essergli d’impedimento a proferire una condanna.

Gli squarci che abbiamo riportato delle gride contra i bravi sono un picciolo e fedel saggio di tutta ia legislazione di quei tempi. Con tutto ciò, anzi in parte per tutto ciò, quelle gride ripubblicate e rinforzate di governo in governo, non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l’impotenza di chi le faceva, o se producevano qualche effetto immediato, egli era principalmente di aggiungere molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli sofferivano dai perturbatori, e di crescere le violenze, e l’astuzia di questi. L’impunità era organizzata, e aveva molte etc. Segue come nel testo.

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Comparve dinanzi a don Abbondio, in gran gala, con piume di vario colore ai cappello, col suo pugnale dal bel manico nella taschetta delle brache, con una cert’aria di festa e nello stesso

  1. Vale per questo quanto s’è detto per la precedente. Si veda a pagina 33, Cap. II.
Manzoni, Gli sposi promessi. 51