Pagina:Gobetti - La frusta teatrale,Corbaccio, 1923.djvu/72

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-pone anche a iei la dura necessità di scontare la colpa. Sconta innamorandosi di Andrea. E’ l’illusione dell’unità che ha superato in tutti e due i personaggi il dolore. Potrebbe essere l’ultima tappa per la conclusione.

Ma già Alda Borelli ha fatto preintendere tutta l’estranea risorsa di artificio che dovrà apparire nella voluta decadenza. Torna il passato, la logica. La cortigiana non può amare; ne morirebbe, perchè non saprà mai cancellare dalla faccia dell’uomo che l’attira la perplessità fredda e disgustosa. L’infelicità s’accompagna all’illusione, la vita è coeterna all’infingimento. Mary rinuncia per ubbidire al passato e alla propria coerenza: rinuncia ancora mascherando con gioia delittuosa la menzogna di Andrea: l’incoscienza che pesa sulla sua anima autocritica: e allora non ama più. Gli stranieri non si danno la mano. Bisogna fissare le responsabilità, nessuna assoluzione per chi ha mentito.

L’aridità dell’attrice può sbocciare qui nella scena finale con l’aperta decisione dello spasimo; si tratta almeno per un momento di consacrare la liberazione, anche a costo di rompere l’inesorabile schematismo statico dopo aver fissato per quattro atti il preciso rapporto della doppiezza e il limite del fantastico.

Anche i lineamenti di una tragedia autobiografica possono essere contenuti in questa inesorabile disciplina. C’è il calcolo anche quando la donna si concede.

Nello stesso modo riuscì alla nostra attrice la figurazione tragica de La donna di nessuno, gelida solitudine di inaridimento. 1

  1. (1)Almeno in nota bisognerà ricordare la finissima doppiezza con cui ella recita le «pochades» e le commedie allegre.