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Filosofia zoologica 43

macchine erano state immaginate e si vadano ancora immaginando collo scopo di dimostrare una verità.

Qualunque sia il valore di uno sperimento isolato, esso non acquista tutta la sua importanza se non che quando è collegato e rannodato ad altri tentativi. Ma per legare insieme i due sperimenti fa d’uopo adoperare tanta attenzione e tanto rigore quanto pochi osservatori se ne sanno imporre. Può avvenire che due fenomeni si somiglino senza che abbiano tanta analogia quanto può parere. Talora a tutta prima sembra che due sperimenti siano la conseguenza l’uno dell’altro, e poi si scorge che anche una lunga serie di fatti intermedi basta appena per rannodarli l’uno all’altro.

Pertanto lo sperimentatore non sarà mai abbastanza cauto contro quelle conseguenze premature che si traggono tante volte dagli sperimenti; invero, quando l’uomo passa dalla osservazione al giudizio, dal conoscimento di un fatto alla sua applicazione, allora egli si trova allo ingresso di uno stretto dove lo aspettano tutti i suoi interni nemici, l’immaginazione, l’impazienza, la precipitazione, l’amor proprio, l’ostinatezza, la forma delle idee, le opinioni preconcette, la pigrizia, la leggerezza, la vaghezza del mutare, e mille altri ancora di cui mi sfuggono i nomi. Tutti questi nemici sono là in agguato e sorprendono ugualmente l’uomo della vita pratica e l’osservatore calmo e tranquillo che sembra al riparo da ogni azione.

Nello intendimento di segnalare la imminenza del pericolo e fermare l’attenzione del lettore, io non rifuggirò dallo arrischiare un paradosso, col sostenere che uno esperimento, od anche parecchi esperimenti messi in rapporto fra loro, non provano assolutamente nulla, e che è cosa pericolosissima il voler confermare colla osservazione immediata una qualsiasi proposizione. Havvi