Pagina:Goethe - Ricordi di viaggio in Italia nel 1786-87.djvu/57

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S. Orsola colle undici mille vergini, seppe cavarsi con molta abilità dalla difficoltà di quell’argomento. Si vede la santa sul davanti, in atto di trionfo, quasi si fosse impossessata di quella contrada. Essa è di aspetto nobile, più di amazzone, che fregiato di grazia giovanile di donna; in lontananza si vedono dipinte in piccole proporzioni le schiere delle vergini, le quali sbarcano dalle navi, e si avviano quasi processionalmente. L’Assunta del Tiziano nel duomo, è molto annerita dal tempo, però il pensiero è molto lodevole, imperocchè la Vergine non volge già lo sguardo al cielo, ma bensì verso la terra, sopra suoi divoti.

Nella galleria Gherardini ho trovato dipinti bellissimi dell’Orbetto, ed imparai ivi per la prima volta a conoscere quel maestro. Nei paesi lontani non si conoscono che i primi artisti, e spesse volte poco più del loro nome: nello avvicinarsi però a questi grandi luminari, si vedono brillare pure quelli di secondo e di terz’ordine; si ha l’aspetto di tutto il firmamento, si penetra appieno nel mondo dell’arte. Voglio lodare ora il pensiero di un quadro, il quale non presenta che due mezze figure. Si vede Sansone addormentato in grembo a Dalila, e questa, volgendosi alquanto in addietro, stende la mano verso un paio di forbici, le quali stanno sopra un tavolo, vicine ad una lampada. L’esecuzione è accuratissima. Nel palazzo Canossa vidi una bella Danae.

Nel palazzo Bevilacqua pure, si vedono quadri bellissimi. Un così detto paradiso del Tintoretto, il quale in sostanza però rappresenta l’incoronazione della Vergine, quale regina del cielo, circondata dai patriarchi, dai profeti, dagli apostoli, dai santi, dagli angioli, argomento atto allo sviluppo di un grande genio. La leggerezza del pennello, la vivacità e la varietà delle espressioni, sono meravigliose, producono la più grande soddisfazione. Sorge il desiderio di possedere quel quadro, per averlo di continuo sott’occhio. Quella tela porge idea dell’infinito, e le ultime teste stesse degli angioli, le quali si perdono