Pagina:Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu/446

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440 una coda non necessaria,

e i martirii dell’ambizione e dell’orgoglio.

Chè, se anch’egli, sulle rupi dell’Elena, scontò l’obolo suo alla umana fralezza, e fu men gagliardo di nervi che non era stato, un dì, potente di energia e di volontà, non però mai attentò a’ suoi giorni nemmen col pensiero. E ben potea Byron meravigliarsene; ma non uno — o ch’io mento — oserebbe oggi biasimar l’uomo nell’eroe, nè sconsiderare l’eroe, perchè egli, dopo sì lunga serie di maestose fortune, ebbe il coraggio di mirare in faccia l’avversità, senz’essere tentato di cacciare la sua mano violenta anche nella bilancia dei giudizii di Dio. — Peccò... espiò: fermo nell’espiazione, com’era stato nel peccato.

Come non ricordare, a questo proposito, i nobilissimi versi del già rammentato Manzoni:

«Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio,