Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/290

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GOGOL

le altre bottiglie, che quasi sempre avevano qualche speciale virtú curativa. Dopo aver caricato l’ospite di tutta quella farmacia, lo guidava a una quantità di piattini preparati sulla tavola: — Ecco dei funghi al timo selvatico; e questi altri con chiodini di garofano e noce moscata. A salarli imparai da una turca, nel tempo in cui si trovavano ancora da noi dei prigionieri turchi. Era tanto buona quella turca, e non si sarebbe detto che professasse la religione turca, tanto in ogni cosa procedeva su per giú come si usa da noi; soltanto non mangiava la carne di maiale; diceva che da loro questo è proibito dalla legge. Ecco qui dei funghi con foglie di ribes e noce moscata! Ed ecco qui dei cetrioli; li ho preparati io all’aceto per la prima volta; non so come sono riusciti. Imparai il segreto da mio padre Ivan: in una piccola tinozza bisogna prima di tutto fare uno strato di foglie di quercia e poi cospargerlo di pepe e salnitro e metterci ancora uno di quei ciclamini che nascono tra l’erba boschereccia; dopo, togliere il fiore e coprire tutto con uno strato di codole. E qui, ecco dei pasticcini! Qui, pasticcini allo strutto! E qui, alla crema! E questi sono quelli che piacciono molto ad Attanasio Ivanovic, fatti col cavolo e la polenta di granturco.


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