Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/302

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GOGOL

non fosse né un’ombra né un’immagine né una cosa qualsiasi che somigliasse a una speranza... Si faceva di tutto per non perderlo di vista un momento; gli avevano nascosto tutti gli arnesi con cui avrebbe potuto darsi la morte. Passate due settimane, improvvisamente egli si vinse; cominciò a ridere, a scherzare; gli diedero la libertà, e il primo uso ch’egli ne fece fu di andarsi a comprare una pistola. Un giorno un’improvvisa detonazione gettò il terrore nell’animo dei suoi parenti: corsero nella sua camera, e lo trovarono steso per terra col cranio fracassato. Un medico che si trovava lí per caso, e la cui abilità era proclamata dalla fama universale, riscontrò in lui i segni della vita, trovò che la ferita non era addirittura mortale, e quel giovine, con grande meraviglia di tutti, fu guarito. La sorveglianza attorno a lui divenne sempre piú grande; perfino a tavola non gli mettevano accanto il coltello, e procuravano di allontanare da lui ogni cosa con cui avrebbe potuto colpirsi. Ma egli in breve trovò una nuova opportunità e si gettò sotto la ruota di una carrozza che passava. Si fracassò un braccio e una gamba, ma di nuovo fu guarito. Un anno dopo lo vidi in una sala piena di gente: sedeva a una tavola, era allegro e diceva «petit ouvert» mentre copriva una carta da giuoco, e dietro a


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