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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/345

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UNA VECCHIA AMICIZIA TRONCATA

dimeno (strano a dirsi!) egli le obbediva come un bambino, e sebbene qualche volta provasse anche a ribellarsi, però Agafia Fedosejevna prendeva sempre il sopravvento.

Io confesso che non capisco perché il mondo sia cosí fatto che le donne ci menano per il naso con la stessa facilità con cui si prende per il manico il bricco del tè; o sono le loro mani fatte apposta per questo, o i nostri nasi si prestano a questo meglio che ad altro. E con tutto che il naso di Ivan Nikiforovic era alquanto simile a una prugna, essa tuttavia lo prendeva per quel naso e se lo tirava dietro come un cagnolino. Egli arrivava perfino a mutare per riguardo a lei il suo consueto tenore di vita: non cosí a lungo stava sdraiato al sole, se pure si sdraiava, e poi non al naturale, ma indossava sempre la camicia e i calzoni, quantunque Agafia Fedosejevna non esigesse affatto tutto questo. Essa non amava i complimenti, e quando Ivan Nikiforovic era preso dalla febbre, gli faceva colle sue mani delle fregagioni con trementina e aceto dai piedi alla testa. Agafia Fedosejevna portava una cuffia in testa, tre porri sul naso, e addosso un cappotto color caffè con fiorami giallognoli. Tutta la sua figura era simile a un botticello, e perciò il ritrovare la sua vita era altrettanto difficile quanto vedere il proprio


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