Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/362

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GOGOL

aderente al recinto che chiude la mia proprietà datami dal defunto mio genitore, la beata memoria d’Ivan figlio di Onisiev Pererepenko, ogni giorno e per una durata insolita fa ardere il lume; il che già costituisce una prova del fatto; giacché finora, per la sua sordida avarizia, non solo la candela di sego ma anche la lucerna si teneva spenta.

«E perciò do querela al detto gentiluomo Ivan figlio di Niceforo Dovgoc’ chun, quale colpevole d’incendio doloso, di offesa al mio grado, nome, casato, e di brigantesca usurpazione di proprietà, ma soprattutto di volgare e offensiva aggiunta della parola “paperone” al mio casato, esigendo una punizione, con rifacimento di spese e danni, e che il suddetto quale violatore delle leggi, sia messo in ceppi, e dopo essere stato ammanettato sia menato in prigione, e che su questa mia querela sia pronunziata immediatamente e senza ritardo una sentenza. Scritto e composto dal gentiluomo proprietario di Mirgorod, Ivan figlio di Ivan Pererepenko.»

Finita la lettura della querela, il giudice si avvicinò ad Ivan Ivanovic, lo prese per un bottone e cominciò a parlargli in tal modo:

— Che fate mai, Ivan Ivanovic? Abbiate timore di Dio! Gettate via la querela, lasciatela


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