Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/366

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GOGOL

che cosa vi abbia indotto ad assumere questa faccia e favorirci questa gradita sorpresa.

— Ho un’istanza... — poté appena proferire Ivan Nikiforovic.

— Un’istanza? quale?

— Di azione penale... (qui l’affanno cagionò una lunga pausa). Ohi!... una querela contro un brigante... Ivan figlio di Ivan Pererepenko.

— O Signore! Anche voi siete giunto a questo? due amici cosí rari! Una querela a un uomo tanto dabbene?

— Egli è Satana in persona! — disse con voce interrotta Ivan Nikiforovic.

Il giudice si fece il segno della croce.

— Prendete la domanda, leggete.

— Non c’è che fare, leggete forte, Taras Tichonovic — disse il giudice, rivolgendosi al segretario, con aspetto malcontento, e nel far ciò il suo naso fiutò involontariamente il labbro superiore, cosa che per lo innanzi egli faceva soltanto in segno di grande soddisfazione. Un tale atto arbitrario del naso produsse nel giudice anche maggiore malumore: tirò fuori il fazzoletto, e spazzò dal labbro superiore tutto il tabacco per castigare la sua impertinenza.

Il segretario, dopo aver compiuto il suo atto consueto, ch’egli usava ogni volta prima di cominciare la lettura, vale a dire senza il sussi-


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