Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/370

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GOGOL

chiuse l’uscio dietro a sé, lasciando nello stupore tutta la magistratura.

Non c’era che fare. Le due querele furono accolte, e la causa si preparava ad assumere un interesse assai grave, quando una circostanza imprevista le comunicò un’importanza ancora piú grande. Quando il giudice usciva dalla stanza della magistratura, accompagnato dal sostituto e dal segretario, e gli uscieri cacciavano in un sacco i doni portati dai postulanti (polli, uova, cantucci di pane, pagnotte, pasticcini e altra roba), in quel frattempo una scrofa nera entrò nella stanza e afferrò, tra lo stupore dei presenti, non un pasticcino o una crosta di pane, ma la supplica di Ivan Nikiforovic, la quale supplica si trovava all’orlo del tavolo, coi fogli penzoloni. Afferrata la carta, la nera bestia fuggí via cosí lesta, che nessuno dei fattorini d’ufficio poté raggiungerla, nonostante che le tirassero dietro i righelli e i calamai.

Questo singolare avvenimento produsse una confusione spaventosa, perché, per giunta, non s’era ancora fatta una copia della querela. Il giudice, il segretario e il sostituto discussero a lungo su questa circostanza inaudita; da ultimo fu deciso di scrivere in proposito una relazione al prefetto, in quanto che l’inchiesta su questa faccenda spettava alla polizia della città. La re-


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