Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/386

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GOGOL

diente rimaneva: rappaciare i due amici. Ma come accingersi a questo, se tutti i tentativi precedenti erano falliti? Nondimeno si stabilí di fare ancora una prova; ma Ivan Ivanovic dichiarò apertamente di non volerne sapere, e anzi andò su tutte le furie. Ivan Nikiforovic, per tutta risposta, voltò le spalle e non disse nemmeno una parola. Allora il processo andò avanti con la straordinaria rapidità di cui ordinariamente si vantano i tribunali. La carta fu datata, registrata, le applicarono un numero, la cucirono, la bollarono, tutto nello stesso giorno, e poi misero la causa in uno scaffale, dove riposò, riposò, riposò, un anno, due, tre. Una quantità di ragazze nel frattempo si maritarono; in Mirgorod fu aperta una nuova strada; al giudice caddero un dente molare e due incisivi; da Ivan Ivanovic correvano per il cortile piú ragazzini di prima (di dove li prendessero, Dio solo lo sa); Ivan Nikiforovic, per dispetto a Ivan Ivanovic, costruí una nuova stalletta per le oche, sebbene un poco piú lontana dalla precedente, e con costruzioni in muratura si riparò del tutto dalla vista di Ivan Ivanovic, tanto che queste due rispettabili persone non si vedevano quasi piú affatto l’un l’altro faccia a faccia; e intanto la causa giaceva sempre in ottimo ordine nello scaffale, che appariva marmo-


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