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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/402

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GOGOL

rale! Era un quadro degno del pennello di un grande pittore!

Da ultimo Ivan Ivanovic tirò fuori il fazzoletto e cominciò a soffiarsi il naso, e Ivan Nikiforovic si guardò attorno e fissò gli occhi sull’uscio aperto. Il prefetto notò subito quella mossa, e diede ordine di chiudere e serrar bene la porta. Allora ognuno dei due amici cominciò a mangiare; e non gettarono piú uno sguardo l’uno all’altro.

Non appena fu finito il pranzo, tutti e due gli antichi amici si levarono dai loro posti e cominciarono a cercare il cappello per svignarsela. Allora il prefetto fece l’occhietto, e Ivan Ivanovic (non quell’Ivan Ivanovic, ma l’altro, quello dall’occhio strambo) si mise dietro le spalle di Ivan Nikiforovic, e il prefetto dietro le spalle di Ivan Ivanovic, e tutti e due cominciarono a spingere di dietro per smuoverli e portarli l’uno verso l’altro e non lasciarli finché non si fossero data la mano. Ivan Ivanovic, quello dall’occhio strambo, spinse Ivan Nikiforovic, per quanto un po’ di traverso, tuttavia abbastanza abilmente, verso il posto in cui era Ivan Ivanovic; ma il prefetto eseguí il movimento in direzione troppo obliqua, perché egli non poteva mai regolarsi bene con la sua fanteria capricciosa, che quella volta non ascoltò nessun co-


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