Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/407

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UNA VECCHIA AMICIZIA TRONCATA

po era noioso. Ma, ciò non ostante, quando ero per entrare in Mirgorod, sentii che il cuore mi batteva forte. Dio, quanti ricordi! Erano dodici anni che non vedevo Mirgorod. Lí vivevano allora in commovente amicizia i due amici unici al mondo. E quante persone ragguardevoli erano morte! Il giudice Demjan Demjanovic già allora era morto; Ivan Ivanovic, quello dall’occhio strambo, pure se ne era andato, augurando agli altri una lunga vita.

Andai nella strada principale: dappertutto c’erano pali recanti in alto un fascetto di paglia; si eseguiva un nuovo livellamento! Parecchie capanne erano state demolite. Ruderi di recinti e di cortili sporgevano qua e là tristemente.

Era giorno festivo; diedi ordine di fermare la mia vettura stoiata avanti la chiesa, ed entrai pian pianino, tanto che nessuno si voltò. A dir vero, pareva che non ci fosse nessuno: la chiesa era vuota; la gente mancava quasi del tutto; si vedeva bene che gli stessi devoti avevano paura del fango. Le candele, con quella giornata malinconica, o per meglio dire, malata, avevano qualcosa di stranamente sgradevole. Le oscure cappelle erano tristi; le finestre oblunghe coi loro vetri rotondi erano inondate di lagrime di pioggia.


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