Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/409

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UNA VECCHIA AMICIZIA TRONCATA


Vidi allora una figura allampanata. Quello è Ivan Ivanovic? Il volto era tutto coperto di rughe, i capelli s’erano fatti bianchi interamente; ma la pelliccia era sempre la medesima. Dopo i primi saluti, Ivan Ivanovic, volgendosi a me con un sorriso di gioia, che, come sempre, si adattava alla sua faccia formata a guisa d’imbuto, disse:

— Posso darvi una buona notizia?

— Che notizia? — domandai.

— Domani immancabilmente si decide la mia causa; la Corte lo ha dato per sicuro.

Mandai un sospiro anche piú profondo e mi affrettai a licenziarmi, perché andavo per un affare veramente importante; e presi posto nella kibitka.

I magri cavalli conosciuti in Mirgorod col nome di «cavalli della corriera», si mossero, producendo coi loro zoccoli, che si sprofondavano in una grigia massa di melma, un rumore sgradito all’orecchio. La pioggia cadeva a rovescio sull’ebreo che sedeva in cassetta e si copriva con la stuoia. L’umidità mi penetrava fino all’ossa.

La tetra barriera con la garitta in cui l’invalido aggiustava le sue grige armature, lentamente passò a fianco al mio calesse. Daccapo la stes-


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