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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/60

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GOGOL

tri suoi fratelli il Russo meridionale. L’allegria era ebbra, rumorosa, ma con tutto ciò non era lí la lurida taverna, in cui l’uomo perde la coscienza di sé in un piacere che sinistramente lo deforma; c’era, piuttosto, uno stretto circolo di compagni di scuola. La differenza era soltanto in ciò, che, invece di stare a sedere per la lezione e ad ascoltare i noiosi discorsi di un maestro, essi eseguivano scorrerie su cinquemila cavalli; in luogo del prato in cui si giuoca a palla, avevano dei confini indifesi e negletti, alla vista dei quali il Tartaro mostrava la sua testa snella e il Turco sotto il suo turbante verde guardava immobile e truce. La differenza era che, invece di una volontà tirannica che li riunisse a scuola, essi spontaneamente lasciavano i padri e le madri e fuggivano dalle case natie; che qui erano coloro che già si sentivano scorrere il laccio attorno al collo e pure, invece della pallida morte, non vedevano che la vita, e una vita in piena libertà e perfetta baldoria; che qui erano coloro i quali per nobile consuetudine non potevano tenere in tasca un quattrino; che qui erano coloro a cui per l’innanzi un ducato sembrava una grande ricchezza, e a cui, per grazia degli appaltatori ebrei, le tasche si potevano capovolgere senz’alcun pericolo che qualche cosa ne cadesse giú. C’erano tutti i col-


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