Pagina:Goldoni - Memorie, Sonzogno, 1888.djvu/159

Da Wikisource.

capitolo iv 157


Una signora maritata si lamenta col cicisbeo che il suo lacchè le ha mancato di rispetto: soggiunse il cavaliere che bisogna punirlo: A chi tocca, se non a voi, risponde la dama, farmi obbedire e rispettare dai miei domestici? La brevità, di cui son forzato a far uso negli estratti delle mie commedie, non mi permette di estendermi sulla parte episodica di questa composizione, onde convien passare al suo scioglimento. Muore il marito di donna Eleonora in Benevento: le dame sempre curiose non lasciano di portarsi a casa della vedova in compagnia dei loro cicisbei sotto pretesto di complimento. Non vi è guardaportone; e i servitori sono tutti in faccende: le signore adunque salgono liberamente, i cavalieri danno ad esse di braccio, ed entrano senza farsi annunziare. La padrona di casa è sorpresa; molte scuse, molte cerimonie, molta sensibilità affettata da una parte; molta riservatezza e gran contegno dall’altra. Giunge in questo mentre don Rodrigo; ecco in moto tutta la galante compagnia: gesti, cenni, tocchi di gomito, maliziosi sogghigni. Donna Eleonora stanca ed annoiata, chiede il permesso di ritirarsi; è troppo giusto, è troppo giusto, prendono tutte a dire le sue buone amiche; la povera dama è addolorata, toccherebbe a don Rodrigo a consolarla. Questo parlare è piccante per la vedova, onde prega don Rodrigo a lasciarla un momento in libertà: egli allora mostra una lettera del defunto, con la quale gli raccomanda la moglie, e lo prega, purchè la dama vi acconsenta, di succedere al posto di lui; le dame e i cavalieri animano a ciò la afflitta vedova: essa chiede un anno di tempo per determinarsi, e don Rodrigo è contento. I galanti si burlano di tal ritardo, e così termina la commedia. Questa composizione fu applaudita sommamente, ebbe quindici recite di seguito, e si chiuse con essa l’autunno. Mi aspettava sempre sussurri e lamenti, ma all’opposto le donne savie ridevano del carattere delle donne galanti, e queste rovesciavano il ridicolo sulle seguaci di donna Eleonora, alle quali davano il nome di donne rustiche e selvagge. Fui però censurato relativamente ad un aneddoto da me non inserito nell’estratto della commedia per non renderla troppo prolissa. Un giovane cavaliere pretendeva di essere il cicisbeo di donna Eleonora, era perciò deriso per tutte le conversazioni. Scommette un giorno un orologio d’oro, che sarebbe giunto a vincerla. Una proposizione di tal natura dà motivo ad una controversia con don Rodrigo, dopo la quale il giovine inconsiderato manda al medesimo un biglietto di sfida, di cui ecco la risposta, che appunto forma il soggetto di tutta la critica. «Tutte le leggi, o signore, mi proibiscono di accettare la vostra disfida. Se altro non vi fosse da temere che i gastighi, mi esporrei di buon grado a sopportarli al solo oggetto di convincervi del mio coraggio; ma il disonore unito al delitto di duellista, m’impedisce assolutamente di portarmi in un luogo determinato. Ho sempre al fianco una spada per difendermi e per respingere gli insulti. Voi dunque mi troverete sempre pronto a corrispondervi ovunque avrete l’audacia di provocarmi. Sono ecc.». Sosteneva l’autor della critica che don Rodrigo avesse mancato al punto d’onore; bene è vero però che egli non ardì manifestarsi; onde questo libello anonimo disparve il giorno dopo la sua apparizione.