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208 parte seconda


perdita del proprio onore, prende perciò il più violento partito, ma il solo che le resta, precipitandosi dal balcone della sua camera. La caduta è fortunata, poichè incontrato da lei Fabbrizio cameriere di suo consorte, vien salvata da questo buon servo, da cui è condotta in sua propria casa, facendo in modo che ci vada anco don Fernando e cada nelle reti, senza che possa preventivamente averne il minimo sospetto. Fabbrizio non manca di passarne subito l’avviso al suo padrone, onde il marchese, reso testimone delle proposizioni indegne di Don Fernando, riconosce l’innocenza della moglie, e l’enormità del delitto dello scellerato. Fabbrizio inoltre, che aveva preveduto da tutto ciò la conseguenza di una contesa tra i due gentiluomini, non mancò di informare il tribunale, dimodochè Don Fernando viene nel momento medesimo arrestato per ordine del governo. Questa commedia ebbe molto incontro, e gl’intendenti mi assicurarono, che sarebbe riuscita bene tanto in prosa come in versi, poichè il fondo, la condotta, l’intreccio e la morale di essa, tutto insomma a parer loro era buono, lo scioglimento poi sopratutto.

Con la Donna forte adunque fu da noi dato compimento agli autunnali spettacoli; onde preparai per il carnevale una commedia in prosa, il cui argomento non mi sembrava capace di versi. Questa fu Il Vecchio bizzarro. In italiano la parola bizzarro si prende talvolta per capriccioso, fantastico ed anche stravagante, nel modo stesso che in francese; adoprandosi poi, ed anche più spesso, come sinonimo di gaio, vivace, piacevole, onde la traduzione più conveniente del mio vecchio bizzarro sarebbe L’Aimable Vieillard. Venutomi alla memoria Il Cortesan veneziano da me quindici anni avanti esposto sul teatro San Samuele, e con tanto incontro recitato dal Pantalone Golinetti, avevo voglia di comporre una commedia dell’istesso genere pel Rubini, Pantalone del teatro San Luca. Il Golinetti però era giovane, e il Rubini aveva almeno cinquantanni: onde, siccome era mia intenzione di valermene in questa commedia a viso scoperto, bisognava per conseguenza adattar la parte all’età. Gli uomini bizzarri in gioventù sono tali anche proporzionatamente da vecchi. Infatti il Rubini medesimo n’era la prova, essendo quanto piacevole in scena, altrettanto grazioso in compagnia.

Credetti che questa composizione di gusto veneziano avesse almeno dovuto aver rincontro medesimo del Cortesan, ma m’ingannai grandemente. Il Rubini, che non aveva mai recitato senza maschera, si trovò in tale occasione così confuso e impacciato, che non aveva più nè grazia, nè brio, nè senso comune. La commedia pertanto andò a terra nella maniera più crudele ed umiliante per lui e per me. Si potè appena terminare, e terminata che fu, nel calare il sipario venivan fischi da ogni parte. In tale stato di cose me n’escii subito dalla platea per evitar così i mali uffizi che mi potevano essere resi; andai al Ridotto, e mascherato mi lanciai nella folla che vi si raduna dopo lo spettacolo, ed ivi ebbi tempo e comodo di sentire gli elogi che si facevano di me e della mia commedia. Percorsi le stanze del giuoco; per tutto vi eran circoli, per tutto si parlava di me. Il Goldoni, dicevano alcuni, ha finito; ed altri: Il Goldoni ha vuotato il suo sacco. Fu tra l’altre da me riconosciuta la voce di una maschera che parlava col naso e che diceva forte: Il portafogli è esaurito. Gli venne demandato di qual portafogli intendesse parlare: Eh! intendo dire, ei rispose, di quei manoscritti che hanno somministrato al Goldoni tutto ciò che ha