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capitolo xxiv 209


fatto fin qui. Contuttochè si avesse voglia di ridere alle mie spalle tutti nulladimeno risero sopra questo parlatore nasale. Il mio oggetto era di andare in traccia di critica, ed altro non incontravo se non se ignoranza ed animosità.

Ritorno dunque in casa, passo la notte senza prender sonno, e studio il modo di vendicarmi dei derisori: finalmente lo trovo, e allo spuntar del giorno metto mano a una commedia di cinque atti ed in versi, intitolata Il Festino. Mandavo un atto dietro l’altro al copista, ed i comici imparavano via via la respettiva loro parte; onde in quattordici giorni di tempo fu annunziata al pubblico nell’affisso, ed il decimoquinto andò in scena. Qui appunto poteva ben dirsi verificato l’assioma: facit indignatio versus. La sostanza del componimento è parimente desunta dalla classe de’ cicisbei. Un marito infatti obbliga la sua moglie a dare una festa da ballo alla sua cicisbea. In una sala contigua a quella del ballo, procurai di combinare a crocchio una conversazione di persone stanche dal ballo, e feci cadere il lor discorso sul Vecchio bizzarro. In detto discorso ripetei tutte le proposizioni ridicole da me intese al Ridotto, facendo parlare i personaggi pro e contro. Questa mia difesa venne pienamente approvata dal pubblico con grandi applausi. Si vedeva dunque chiaramente che il Goldoni non aveva finito, che il suo sacco non era ancora vuotato, nè per anche esaurito il suo portafogli. Sentite cari miei confratelli, non vi è altro modo di far le proprie vendette col pubblico se non che sforzarlo ad applaudirci.

CAPITOLO XXIV.

Nuova edizione delle mie Opere sotto il titolo: Nuovo teatro del signor Goldoni. — Mio viaggio a Bologna. — Dispiacevole avventura al ponte Lago-scuro. — Generosità di un ministro della dogana. — Lamenti dei Bolognesi riguardo alla mia riforma. — Osservazioni sopra le quattro maschere della commedia italiana e sulle commedie a braccia.

In mezzo alle giornaliere mie occupazioni non perdetti di vista la stampa delle mie opere: e siccome nella mia edizione di Firenze avevo pubblicato le commedie solamente da me composte per i teatri S. Samuele e Sant’Angelo, cominciai a mandare alle stampe anche le produzioni fatte ne’ primi due anni del mio nuovo impegno con quello di San Luca. Il libraio Pitteri di Venezia s’incaricò di ultimare a proprio conto questa edizione in ottavo, distinta col titolo di Nuovo Teatro del signor Goldoni, onde somministrati materiali sufficienti per un lavoro di sei mesi, andai ad unirmi a’ miei comici partiti già per Bologna ad oggetto di passarvi la primavera.

Giunto al ponte di Lago-scuro, una lega lontano da Ferrara, ove pagasi il dazio della dogana, mi dimenticai di far visitare il baule; per tal ragione escito appena dal borgo venni arrestato. Avevo una provvisioncella di cioccolata, caffè e candele di cera, cose tutte di contrabbando, e che perciò dovevano essere confiscate. Vi era una multa considerevole da pagarsi, e negli Stati della Chiesa i pubblicani non sono punto condiscendenti. Il ministro della dogana colla sua sbirreria trova, frugando nel mio baule, alcuni volumi delle mie commedie, e ne fa di esse l’elogio; erano appunto la sua delizia, e le recitava egli stesso nella sua conversazione; mi do adunque a conoscere, ed il ministro, incantato, maravigliato e