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Pagina:Goldoni - Memorie, Sonzogno, 1888.djvu/213

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capitolo xxiv 211


convien dunque inferire che i luoghi dai quali gli istrioni hanno preso i personaggi comici, chiamati le quattro maschere della commedia italiana, fossero i sopra indicati. Quello che io dico su tal proposito non è intieramente di mia immaginazione, poichè tuttora ho con me un manoscritto del decimoquinto secolo, benissimo conservato e rilegato in cartapecora, contenente centoventi soggetti o abbozzi di commedie italiane, denominate commedie dell’arte, la cui base fondamentale riguardo alla parte comica è sempre Pantalone, negoziante veneziano; il Dottore, giureconsulto di Bologna; Brighella ed Arlecchino, servi bergamaschi, l’uno astuto, l’altro balordo. La loro antichità e permanente loro esistenza ne provano indubitatamente l’origine. Riguardo poi al loro uso, il Pantalone ed il Dottore, chiamati dagli Italiani i due vecchi, sostengono le parti di padre e vestono col mantello.

Il primo è un negoziante, perchè Venezia in quei tempi remoti era il paese che faceva il più esteso e ricco commercio d’Italia. Questo personaggio ha conservato sempre l’antica foggia veneziana: infatti la veste nera, ed il berretto di lana che in Venezia son tuttavia in uso, unitamente alla camicioletta rossa ed i calzoni tagliati a mutande, con calze rosse e pianelle, rappresentano al naturale il vestiario dei principali abitanti delle lagune adriatiche. La sola barba, riguardata in quei secoli come uno dei più belli ornamenti dell’uomo, è stata modernamente figurata con un poco di caricatura e perciò resa ridicola. Il secondo vecchio poi, chiamato il Dottore, fu preso dal ceto dei curiali per far così il contrapposto dell’uomo dotto all’uomo commerciante, e fu scelto bolognese, perchè malgrado l’ignoranza di quei tempi, esisteva in Bologna un’università che conservava sempre gl’impieghi e gli onorari dei professori. L’abito pertanto del dottore ritiene tuttora l’antica foggia dell’università e della curia di Bologna, che è l’istessa a un dipresso di quella che si pratica al giorno d’oggi, e la maschera singolare che gli cuopre la fronte e il naso è stata immaginata in conseguenza di una macchia di vino che deformava il volto d’un giureconsulto di quei tempi. Così porta una tradizione che vive tuttavia nei dilettanti delle commedie dell’arte. Finalmente il Brighella e l’Arlecchino, che in Italia hanno anche il nome di Zanni, furono presi da Bergamo, poichè il primo essendo sommamente furbo, ed il secondo completamente balordo, tali estremi non si trovano se non se nella classe del popolo di codesta città. Brighella rappresenta un servitore imbroglione, furbo, e birbante, e il suo vestito è una specie di livrea, con maschera nerastra, indicante con caricatura il colorito degli abitanti di quelle montagne tutti bruciati dall’ardore del sole. Vari comici hanno preso il nome in questa parte di Finocchio, di Fichetto, e di Scappino, ma sotto questi nomi esiste sempre il servo medesimo ed il medesimo bergamasco. Anche gli Arlecchini sono stati chiamati diversamente: vi sono Traccagnini, Truffaldini, Gradellini e Mezzettini, ma sempre però gl’istessi balordi, i medesimi bergamaschi il loro abito figura quello di un povero diavolo che va radunando i pezzi di differente roba e colore che trova casualmente per via, rassettando con essi il suo vestito; il cappello pure corrisponde alla sua mendicità, anzi la coda di lepre che n’è l’ornamento si usa ancora al giorno d’oggi per l’abbigliatura ordinaria dei contadini di Bergamo. In tal modo credo di avere dimostrato bastantemente l’origine e l’uso delle quattro maschere della commedia italiana, onde non mi resta ora a parlare se non se del loro effetto.