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330 parte terza

CAPITOLO XXIV.

Morte di Luigi XV. — Innalzamento al trono di Luigi XVI. — Nascita del duca di Angouléme. — Malattia delle principesse di Francia. — Loro convalescenza a Choisy. — Matrimonio della principessa Clotilde sorella del re. — Servigi da me prestati a lei ed alla principessa Elisabetta. — Nuovi beneficii del re a mio riguardo.

Alla gioia che il matrimonio di tre principi aveva diffusa per tutto il regno successe la più cupa tristezza. Cadde malato Luigi XV e presto si palesò in lui il vaiuolo del genere più maligno e complicato. Questo sovrano, contuttochè fosse molto vigoroso e ben conformato, dovette soccembere alla violenza di questo flagello dell’umanità. Quale afflizione pertanto per la Francia, che gli aveva conferito il titolo di bien-aimé! qual desolazione per la famiglia che lo adorava! qual perdita per i suoi antichi servi, affezionati a lui più per sentimento che per dovere.

Egli era il più clemente fra i re, il padre più tenero, il padrone più dolce che vi fosse mai stato. Eccellenti erano le doti del suo cuore, e felicissime quelle della mente. Ma tergete pure una volta, o Francesi, le vostre lacrime. La Provvidenza vi diede un successore, le cui virtù formeranno la vostra felicità. Voi avete sempre avuto costume di qualificare parecchi dei vostri re con titoli e nomi eternati poi dalla posterità; quale sarà pertanto l’onorevole epiteto che ora sceglierete per Luigi XVI? La bontà, la giustizia, la clemenza, la beneficenza, sono doveri assoluti per tutti quelli che Dio ha destinati per governare gli uomini. È dunque necessario che la scelta del titolo che può convenirgli sia dedotta dalle sue stesse qualità personali. I suoi costumi, la sua condotta, il suo zelo per il bene pubblico, la pace, e perfetta calma dell’Europa, la cui religione, la moderazione, la probità che egli esige, l’esempio che ne dà... eccovi virtù rare, virtù essenziali, di gran lunga più utili allo Stato che non l’amore della conquista; ecco sorgenti inesauribili di lode, ecco monumenti sacri all’immortalità. Nell’età di trentatrè anni non può la pubblica voce determinare gli onori ed i titoli dovuti al carattere di un sovrano che aspira alla gloria di meritarli; ma io sono ormai troppo vecchio per attenderne la scelta, onde me ne anticipo il contento nominandolo in cuore Luigi il Saggio.

Ahimè! quante vicende avvengono mai all’umanità. Sono ora costretto a ricordare un nuovo soggetto di spavento e di dolore. Le tre figlie di Luigi XV che mai non aveano lasciato il letto dell’augusto loro genitore in tutto il corso della malattia, furono assalite dai medesimi sintomi, e corsero l’istesso pericolo. Queste principesse destavano troppa simpatia per non tener tutti in inquietudine per la loro salute; ma Dio ce le preservò, strappando dalle fauci della morte questo esempio eroico di amor filiale.

A Choisy passarono il tempo della loro convalescenza; e siccome non meno degli altri avevo sofferto in quella terribile occasione, andai perciò col loro séguito a respirare io pure l’aria salubre di quel luogo delizioso. Un giorno trovandomi a pranzo dalle principesse e dame della loro compagnia, alla cui tavola non vi era altr’uomo che il principe di Condé, madama Adelaide mi fece l’o-