Pagina:Goldoni - Memorie, Sonzogno, 1888.djvu/341

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capitolo xxviii 339


gli scrittori abbiano seguitato passo passo gli artisti fino nei loro stessi studii. I fogli periodici ne parlano con decenza, ma gl’invidiosi li condannano, ed i maligni li lacerano. Il pubblico cólto per altro non sta alle opinioni altrui, ognuno ha la sua maniera di vedere; gli uni trovano buono ciò che gli altri han trovato cattivo, e così ne risulta più bene che male. Gli uomini grandi sono conosciuti, ed i mediocri guadagnano partigiani. Il ricco vuole avere nel suo gabinetto i quadri del pittore che più d’ogn’altro si è reso chiaro, e il dilettante meno facoltoso si contenta della mediocrità. Vi sono poi persone, che fanno lavorare i pittori e gli scultori a solo fine di vedere stampato il proprio nome nel catalogo: questo quadro è fatto per conto del signor tale; questo busto è stato scolpito per la signora tale. Vi sono anche taluni altri, che si fan ritrattare pel piacere di porre in mostra nel Salone le loro fattezze. Quello dell’anno 1779, di cui ora parlo, era il secondo, che avevo veduto dal giorno del mio arrivo in Francia. Benchè io non sia gran dilettante di quadri, e molto meno intelligente, ne parlo qui, perchè così richiede l’opportunità, e senza metterci del mio; ne parlo come quegli che ha assunto l’impegno di parlare di tutto. Nell’istessa maniera dirò per incidenza il mio sentimento anche sulle altre accademie reali, e sopra altri stabilimenti che fanno onore alla Francia. Fra quelle l’Accademia francese è la prima per il tempo della sua fondazione, ed ha sempre conservato il suo posto. La sua istituzione è stata utilissima per ben determinare la lingua della nazione, il dizionario della quale è il codice che conviene consultare. I quaranta seggi di codesta rispettabile assemblea formano oggidì altrettanti posti di ricompensa, e tutti quelli che si son resi illustri nella letteratura e nelle scienze, sono ammessi al concorso, nè vi ha distinzione alcuna per il duca, il pari, il particolare, non ricercandosi altro requisito, fuorchè quello della probità dei costumi e dell’ingegno. Quegli che deve essere ammesso, fa il suo ingresso in un’adunanza pubblica, e vi recita il suo discorso di ringraziamento. Risponde al medesimo, in nome dell’assemblea il presidente in carica, e questa è l’occasione, nella quale fanno ambedue valere il loro ingegno. Queste composizioni ordinariamente fanno onore al corpo, non meno che ai membri componenti la Società accademica. Con tutto questo si trova qualche persona mal disposta, che va dicendo, che quest’accademia è inutile; quello però che ho detto, prova il contrario. Essa infatti decreta la corona al merito, ed incoraggisce gli ingegni a rendersene degni.

Nell’Accademia delle Scienze si lavora per il bene pubblico, laddove in quella delle Belle Lettere si ha in mira unicamente l’erudizione. Se si fa qualche scoperta nella capitale o in provincia, l’Accademia delle Scienze è quella che ne giudica; se essa la rigetta, non se ne parla più, e se essa l’approva, l’autore ne trae profitto, e il pubblico può star sicuro di non essere ingannato. Tutte le Memorie che escono da quest’Accademia, sono per la società intiera un prezioso monumento. I suoi membri sono in corrispondenza con i dotti di tutta Europa, e le cognizioni che di mano in mano si acquistano in un emisfero, si diffondono con sommo vantaggio nell’altro. Può dunque dirsi, che quanto quest’Accademia è utile ai bisogni e ai comodi della vita, altrettanto quella delle Belle Lettere è vantaggiosa ai piaceri intellettuali; si coltivano in essa con ardore le belle arti, vi s’illustrano i monumenti antichi, vi si spiegano le difficili iscrizioni, si pongono in chiaro i più astrusi punti di critica. Uno dei membri della società di cui parlo, è il signor