Pagina:Goldoni - Memorie, Sonzogno, 1888.djvu/86

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84 parte prima


Bisogna promettermelo. — Ebbene, ve lo prometto. — In parola d’onore? — In parola d’onore.

Ecco il Casali contento: lo lascio, e vado in casa nella ferma risoluzione di mantenergli la promessa con tutta l’esattezza, e tutto l’impegno. Sentendo il signor residente che ero tornato, mi fece chiamare per dirmi, ch’era per partire per Venezia a motivo di alcuni suoi particolari affari, avendo avuto il permesso del Senato di assentarsi per qualche giorno da Milano. Il suo segretario era milanese, ma non stavano bene insieme; questo era un poco troppo delicato, ed il ministro, vivace, e sottoposto ad impeti violentissimi. Mi fece l’onore d’incaricarmi di parecchie commissioni, e fra le altre, siccome una sorda voce faceva temere una guerra che poteva stare a cuore della Lombardia, mi incaricò di scrivergli giornalmente, e di stare attento sopra tutto ciò che poteva succedere. Era questo in vero un usurpare i diritti del segretario, ma io non poteva oppormi, ed oltre a ciò il ministro non avrebbe intesa ragione su questo punto. Non mancai di eseguire le commissioni affidatemi, nè tardai molto nel tempo istesso ad intraprendere l’opera che avevo promessa sulla mia parola d’onore. Ero arrivato in pochi giorni alla fine del primo atto: lo avevo comunicato al Casali, che n’era rimasto incantato, e che avrebbe voluto copiarlo in quel momento. Successero però due casi in una volta: il primo di essi mi fece rallentare il lavoro, ed il secondo interromperlo per lungo tempo.

CAPITOLO XXX.

Incontro di una Veneziana. — Milano sorpresa dalle armi dei re di Sardegna. — Mio imbroglio a motivo della guerra e della Veneziana. — Ritorno del residente da Venezia a Milano. — Sua e mia partenza per Crema.

Passeggiando un giorno in campagna verso Porta Tosa col signor Carrara, gentiluomo bergamasco e mio intimo amico, ci fermammo alla famosa osteria della Cazzuola che i Milanesi pronunziano cazzeula, perchè i Lombardi hanno il dittongo eu come i Francesi, e lo pronunziano in egual modo. Non si fanno in Milano passeggiate, nè si mette insieme un divertimento di qualunque sorte sia, in cui non si discorra di mangiare: agli spettacoli, alle conversazioni di giuoco, a quelle di famiglia, siano esse di cerimonia o di complimento, alle corse, alle conferenze spirituali inclusive, sempre si mangia. Per questa ragione appunto i Fiorentini, che generalmente son sobri ed economi, chiamano i Milanesi lupi lombardi. Ordinammo il Carrara ed io una piccola merenda, consistente in una polpettina, ciò è polpette di carne battuta, con alcuni uccelletti e gamberi; ed aspettando che fosse lesta la colazione, si fece una girata per il giardino. Al ritorno, nel passar dalla parte della cucina dell’osteria, vidi a una finestra del primo piano un bellissimo visetto che fingeva di nascondersi dietro la tenda. Corro subito a prenderne notizia. L’oste non conosceva punto la persona. Vi era giunta fino da tre giorni per la posta in compagnia di un uomo in buono arnese, che si allontanò da lei il giorno dopo; nè più era ricomparso. Si vedeva esser nel maggior cordoglio e si supponeva veneziana. Giovine, bella veneziana ed afflitta! Andiamo, io dissi al compagno, bisogna portarsi a consolarla. — Salgo, e Carrara mi vien dietro: picchio; la bella non vuole aprire, parlo veneziano, e