Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/139

Da Wikisource.

eccellente per i Caratteri, ma in quel tempo non erano in credito le Commedie di cotal genere, e come gl’intermezzi erano stati abbandonati dagl’Impresarj delle Opere in musica, per sostituirvi i gran Balli, pensò l’Imer d’introdurli nelle Tragedie, rappresentate dai Comici, Ciò gli riuscì a maraviglia; ed egli unito a due Donne da lui instruite, facevano la principale fortuna di quel Teatro, e gli riuscì col suo merito e colla sua condotta di guadagnar l’animo e la confidenza del Cavalier proprietario, il quale gli conservò non solo gli onori e gli utili di primo Amoroso, ma lo fece Direttore e quasi dispotico della Compagnia.

La passione dunque che aveva l’Imer per gl’intermezzi, ne’ quali unicamente brillava, la fece perorare in favore di cotal genere di Componimenti, e le prove che di me aveva vedute ne’ due intermezzi accennati, l’indussero a pregarmi a volerne per lui comporre degli altri, esibendomi con buona grazia, ed assicurandomi che mi avrebbe fatto ringraziare e ricompensare dal Cavalier suo Padrone, l’Eccellentissimo Signor Michele Grimani.

La mia situazione d’allora e la naturale mia inclinazione al Teatro mi fecero internamente aggradir la proposizione. Egli è vero ch’io avrei più volentieri composte delle Commedie di Carattere, ma pensai, che quantunque gl’intermezzi non sieno che Commedie abbozzate, sono però suscettibili di tutti i Caratteri più comici e più originali, e che ciò potea servirmi di prova e di esercizio, per trattarli un giorno più distesamente e più a fondo nelle grandi Commedie.

Mi parve l’Imer un galant’uomo, nè m’ingannai. Gli apersi dunque il mio cuore, gli narrai le mie circostanze; aggradì egli la mia confidenza, e brevemente mi disse, che s’io voleva determinarmi a scrivere per la sua Compagnia, mi avrebbe fatto accordare un trattamento annuale sufficiente e onorevole. Presi tempo a rispondere; ed egli, obbligato ad accudire agli affari della sua direzione, mi pregò ch’io restassi a pranzo con esso lui, e mi chiese licenza di ritirarsi. Accettai l’invito, lo ringraziai e passai nella camera del Casali, il quale contento del suo Bellisario mi pregò di accettare alquanti Zecchini, ch’io non ebbi cuore di ri-


fiutare