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che palchetto e la porta franca. Dopo tali ragionamenti, mi chiese ella che cosa io pensava rispetto alla giovane, a cui io aveva data parola di matrimonio.
Prima di risponderle della mia intenzione, chiesi a lei se ne aveva novelle; poichè dopo la mia partenza io non ne avea più inteso parlare. Mi disse che la Madre e la Figlia, piccatesi del mio abbandono, se n’erano chiamate offese, e non le avea più vedute. Buon per me, dissi allora, se i loro sdegni mi mettono in libertà. Ringrazio il Cielo di avermene liberato, e credo utile, per un tal fine, ogni mio sacrificio. Mi lodò la Zia, che non le poteva soffrire; mi consigliò a resistere in caso di qualche loro insistenza. Mi congedai da lei e da’ nostri congiunti: ritornai dall’Imer, che mi attendeva. Si cenò assai bene, dormii la notte tranquillamente; e la mattina, sapendo che tutta la Compagnia dovea trovarsi al Teatro per provare una Commedia nuova dell’Arlecchino, vi andai anch’io per vederla.
Siccome questa è la Compagnia per la quale ho principiato a scrivere, ed ho scritto parecchi anni, e come io ne’ miei drammatici Componimenti ho sempre avuto in veduta il carattere e la abilità degli Attori, per li quali dovea comporre, credo non sarà male a proposito, ch’io faccia un breve ritratto di quelli che componevano allora la Compagnia medesima, riserbandomi poi a farlo di coloro che ci sono entrati dopo, in luogo di quei che ne sono usciti. Primo Amoroso di titolo e per onore il prefato Giuseppe Imer, Direttore della Compagnia, ed Attore assai comico e caratteristico per gl’Intermezzi. Non sapea di Musica; ma cantava passabilmente, ed apprendeva a orecchio la parte, l’intonazione ed il tempo, e suppliva al difetto della scienza e della voce coll’abilità personale, colle caricature degli abiti, e colla cognizion dei caratteri che sapeva ben sostenere.
Primo Amoroso in attuale esercizio Antonio Vitalba Padovano, comico il più brillante, il più vivo che siasi veduto sopra le Scene. Parlava bene e con una prontezza ammirabile, e niuno meglio di lui ha saputo, come dicono i Commedianti, giocar le Maschere; cioè sostenere le scene giocose colle quattro Maschere
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