Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/160

Da Wikisource.
112

e vezzosa, era altrettanto saggia e prudente. Ciò non mancò di produrre delle gelosie nelle Commedianti provette, e l’Imer rideva, veggendomi entrare in quel labirinto, dal quale egli era uscito alla mancanza della Servetta; ed a quella della Zannetta, per gl’intermezzi, supplito avevano con una sola persona. Quest’era Elisabetta Passalacqua Napoletana, figlia del Comico Alessandro d’Afflisio e giovane spiritosissima, che faceva di tutto passabilmente e niente perfettamente. Cantava, ballava, recitava in serio e in giocoso, tirava di spada, giocava la bandiera, parlava varj linguaggi, era passabile nella parte della Servetta e suppliva passabilmente negl’Intermezzi. Donna poi la più scaltra, la più fina, la più lusinghiera del mondo, fece quanto potè per cattivarsi l’animo del Poeta; ma non le riuscì, finchè visse la Ferramonti.

A Padova ebbe il Bellisario la stessa fortuna: i Commedianti mi domandavano qualche cosa di teatrale ed interessante sul gusto del Bellisario. Io, che aveva di fresco poste le mani nella Griselda dell’Apostolo Zeno, vidi che quell’argomento e quel carattere sarebbero stati a proposito per la Romana, e ne feci la proposizione a lei e al Direttore. Mi dissero allora entrambi che ne avevano una, e che il Pariati Autore drammatico, contemporaneo del Zeno e suo Collega in varj componimenti, avea adattato all’uso de’ Comici lo stesso Dramma, e ne avea formato una Tragedia in prosa, soggiungendo ch’essa avea piaciuto1 per qualche tempo, ma che allora non se ne servivano più, perchè più non piaceva.

Mi diedero a leggere la Tragedia, e mi parve di riconoscervi la cagione, che la facea dispiacere. La prosa per se stessa non è avvantaggiosa per le Tragedie: lo stile di quella non era felice; si vedeva che il Pariati, uomo per altro di merito, aveva sagrificato il buon senso al cattivo uso de’ Comici, e m’invogliai sempre più a rinnovar la Griselda. La scrissi in verso, seguitai in gran parte la traccia del primo Autore, cangiai qualche Scena e ne aggiunsi a mio capriccio, e la ridussi in istato di ricomparir come nuova. Fra gli altri cambiamenti ne feci uno, che diede il maggior merito alla novità. Premevami il mio Casali. Immaginai d’introdurre il


Padre
  1. Testo: piacciuto. - Ed.