Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/351

Da Wikisource.

IL PRODIGO 297


donna civile; il signor Momolo è un amico di mio fratello, e per compiacerlo soltanto...

Celio. Eh, tutto l’anno capitano qui delle donne con questi titoli mascherati...

Clarice. Vi farò conoscer chi sono, e voi mi renderete buon conto...

Celio. Se farete strepito, sarà peggio per voi.

SCENA XIII.

Beatrice e detti.

Beatrice. Signora Clarice.

Clarice. Venite, signora Beatrice.

Celio. (Si conoscono?) (da sè)

Clarice. Datemi voi a conoscere a quest’uomo incivile, temerario, insolente.

Beatrice. Sapete voi chi egli sia?

Clarice. No, non lo conosco.

Beatrice. È mio marito.

Clarice. Vostro marito? Cognato del signor Momolo?

Celio. Questa signora chi è? (a Beatrice)

Beatrice. Una giovine civile e saggia, che ho conosciuto sin da fanciulla, e che non ho più veduto dopo di essermi maritata, perchè voi mi avete confinata in campagna. (a Celio)

Celio. Signora, vi domando perdono.

Clarice. Ditemi sinceramente: per chi mi avevate voi presa?

Celio. Dispensatemi dal confessarvi i miei cattivi giudizi. Mio cognato ha praticato sempre assai male, e voi non fate buona figura con esso lui.

Clarice. In compagnia di mio fratello non posso niente discapitare.

Beatrice. Il signor Ottavio forse? (a Clarice)

Clarice. Sì, seco lui son venuta e con un cugino di mio marito, e il vostro signor consorte ebbe ardire...

Celio. Torno a domandarvi perdono. La passione mi fa parlare. Oltre la parentela con Momolo, vi è l’interesse che mi riscalda; sappiate che mi ha cavato...