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LA BANCAROTTA 409


Dottore. Non signora. Il signor Leandro non è tanto inumano, e chi lo consiglia non ha sentimenti crudeli. Il signor Pantalone anderà ad abitare in villa per qualche tempo, e gli si passerà un tanto al mese da poter vivere, ed il figlio si assumerà di pagar col tempo i creditori del padre.

Aurelia. Non ha egli fatta, come io pure, per consiglio vostro una procura al signor Pantalone?

Dottore. Il signor Leandro l’ha revocata.

Aurelia. Ed io non la potrò revocare?

Dottore. Potete farlo, quando vogliate.

Aurelia. Lo faccio subito. Non voglio ch’ei mi consumi i frutti della mia dote.

Dottore. Non gli darete niente, signora, per conto vostro?

Aurelia. Niente affatto. Che cosa sono dugento quaranta ducati all’anno? Se voglio vestirmi con un poco di proprietà... Appunto, ove sono i danari che mi avete promesso per riscuotere i miei vestiti?

Dottore. I disordini nuovi del signor Pantalone sono causa che non vi si mantiene il patto. Ma non temete, il signor Leandro col tempo vi contenterà.

SCENA XII.

Leandro e detti.

Leandro. Sì, signora Aurelia, ch’io venero come madre, se il cielo mi darà fortuna, spero che tutti saranno di me contenti. Voi avrete un assegnamento discreto, ma in caso di qualche estraordinario bisogno, non vi abbandonerò. Siete moglie di mio padre, e tanto basta perchè io vi rispetti, e sia impegnato per l’onor vostro e per le vostre oneste soddisfazioni.

Aurelia. Caro signor Leandro, voi mi fate piangere per tenerezza. Rimetto tutto nel vostro bel cuore. Maritatevi, che il cielo vi benedica; io me ne anderò, dove voi mi destinerete eh io vada.

Leandro. Siete padrona di restar qui. Ma è necessario che mio