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LA DONNA DI GARBO 495


Dottore. Sì, che siete una donna di garbo, sempre più lo vedo, sempre più lo conosco. Florindo, tu dici bene, io non la devo, io non la posso sposare, dunque sposala tu.

Florindo. (E Isabella?)1 (da sè)

Dottore. Hai tu promesso? Mantieni la tua parola.

Florindo. Una donna fuggita da casa sua, andata da se per il mondo e che ha praticato sa il cielo con chi, volete ch’io la sposi?

Rosaura. Taci, lingua bugiarda. Sono una donna onorata2.

Dottore. Orsù, o sposala immediatamente, o vattene lungi da questa casa.

Florindo. Come! Così discacciate un vostro figlio?

Dottore. Chi opera in tal maniera non è mio figlio. Sei indegno dell’amor mio. Va, non ti vo’ più vedere, ne vo’ più sentire parlar di te.

Florindo. Ah! Ottavio, fratello, parlate voi per me.

Ottavio. Che volete ch’io dica? mio padre ha ragione; se avete fatto la pazzia di promettere, siate saggio almen nell’attendere.

Florindo. E voi soffrirete una donna in casa nostra di vil condizione?

Ottavio. Ella merita tutto; ha una sopraffina cognizione di lotto.

Florindo. Signora cognata, che dite voi della debolezza di vostro marito? (a Beatrice)

Beatrice. Stupisco della debolezza vostra. Rosaura merita la vostra mano, ed io non isdegno d’averla per cognata3.

Diana. Le donne ch’hanno un gran merito, onorano le famiglie4.

Lelio. La destra di Rosaura onorerebbe uno scettro5.

  1. Bettin. e Paper, aggiungono: Ma io non mi trovo in tale disposizione.
  2. Bettin. e Paper. aggiungono: «Tale sempre mi conoscesti, e se ricusi di risarcire l’onor mio, saprò spargere ancora il tuo sangue. Fior. Minacce a me? non le temo. No, non ti sposerò, se credessi morire. Dott. Sì che la sposerai. Fior. Non la sposerò».
  3. Segue nell’ediz. Bettin.: «Fior. La sdegnerà mia sorella, (verso Diana). Diana. V’ingannate. Le donne ecc.».
  4. Segue nell’ed. Bettin.: «Fior. Ah, signor Lelio, voi che intendete il vero punto di onore, dissuadete mio padre e tutti i miei affascinati parenti».
  5. Segue nelle edd. Bettin. e Paper.: «il di lei capo pregio recherebbe ad una corona»; poi nella sola ed. bettinelliana: «Fior. Caricatura degna del vostro spirito. Amico, dite voi con ischiettezza il vostro pensiero (a Momolo)».