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ATTO SECONDO.

SCENA I1


Lelio. Deh madama, ponete al cimento l’affetto mio; ponete l’oro della mia servitù nella coppella de’ vostri cenni, e vedrete la purezza del mio metallo.

Beatrice. Oh signore, se vi ponessi nella coppella, temo che andereste in fumo.

Lelio. Siete pure vezzosa nelle lepidezze!

Beatrice. Signor Lelio, volete che ci divertiamo?

Lelio. Dipendo da’ vostri arbitrarj voleri.

Beatrice. Volete che giochiamo alle carte?

Lelio. Per compiacervi, giocherei fra le spade la stessa vita.

Beatrice. (Era meglio ch’ei dicesse fra i bastoni la propria schiena). Eh là, Rosaura.

SCENA II2.

Rosaura. Che comanda la mia Signora Padrona? oh con che bella compagnia la ritrovo! In vero non si può fare di più. Il Signor Lelio ha la beltà nel volto, la grazia negli occhi, l’affabilità nel tratto, (e la pazzia nel cervello). (piano a beatrice)

Beatrice. Brava, Rosaura, brava davvero.

Lelio. (Io sono confuso tra queste due incantatrici Sirene). (da sè)

Rosaura. Guardate, Signora, che bella tabacchiera mi è stata data da vendere. Pare proprio quella che voi avete perduta.

Beatrice. È vero; vi è poca differenza, quanto ne vogliono?

Lelio. (Sono venuto in una cattiva occasione). (da sè)

Rosaura. Ah sì, ora me ne ricordo. Ne vogliono sei zecchini.

  1. Dalle edd. Bettin. e Paper.
  2. C. s.