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ATTO TERZO.

SCENA V1.

Rosaura. Questa promissione già è invalida, avendo io impegnata anteriormente a Florindo la fede. Così mi giova per terminar il disegno. Compatirà il Dottore un inganno, che verun pregiudizio alfin non gli apporta.

Lelio. Oh me tre volte e quattro volte felice per un sì bello, inaspettato, invidiabile incontro!

Rosaura. Oh me sei e settecento volte beata, per uno sì ameno, giocondo, e impensatissimo incontro!

Lelio. Stamane siete ilare come il sol nel meriggio.

Rosaura. E voi mi sembrate saltellante, come la luna.

Lelio. Dove trovasi il Ticinense laureato?

Rosaura. Fra le pareti di quella ceremoniaca stanza.

Lelio. Permettetemi ch’io vada a scaricar il mio cuore delle nuove concepite congratulazioni.

Rosaura. Andate pure a scaricare ciò che vi aggrada.

Lelio. Addio, mia adorabile Galatea. (parte)

Rosaura. Addio, mio arrabbiato Ciclopo.

SCENA VI2.

Rosaura. Mi voglio godere quella cara signora Isabella, finta Flaminio. Oh quanto vuol restar svergognata!

Momolo. Siora Rosaura, patrona reverita.

Rosaura. Serva, signor Momoletto.

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  1. Dalle edd. Bettin. e Paper, ed. Pasquali.
  2. Questa è ancora sc. V nella edizione Pasquali.