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del ’48, sull’inizio della gloriosissima impresa di riforma teatrale: quando Rosaura, invece di Colombina, imponeva per sempre il proprio nome alla donna di garbo, e la compagnia Medebach stava per oscurare la compagnia Imer, e il teatro di S. Angelo succedeva nella vita e nell’eirte di Goldoni al teatro di S. Samuele.
Molte e svariate considerazioni offrirebbe questa commedia: sul titolo, difeso strenuamente dall’autore nell’avvertenza ai lettori e nella lettera al Bettinelli (da Mantova, 1750); sulla scienza di Rosaura e sulla vagheggiata cultura della donna nel Settecento, in Italia e fuori; sui ricordi della scuola di Pavia; sulla satira qua e là sparsa. Benchè infusa d’un soffio vitale (rileggasi la sc. 14 dell’A. II), la Donna di garbo tornò di rado sulla scena. Nel 1827, per esempio, fu applaudita «straordinariamente» a Torino, grazie all’arte di Luigia Bellotti Bon, che la scelse per la sua serata, ma parve «a comun giudizio, cattiva sotto ogni aspetto» (I Teatri, Milano, 1827, t. I, pp. 570 e 586-7): pure fu recitata ancora (p. es. nel ’41: v. Costetti, La Compagnia Reale Sarda, Mil., 1893). La neglessero o la biasimarono i critici. Meglio del Sismondi, ci piace riferire il giudizio di A. Galanti: «Il soggetto stesso ha poca verità: vi è nell’intreccio del romanzesco e un fondo drammatico che stuona col carattere comico di Rosaura e coi varii accidenti dell’azione». (C. Gold. e Ven. nel sec. XVIII, Padova, 1882, p. 48). Tralasciamo le accuse di scarsa moralità. Diligentissime notizie e osservazioni raccolse nel saggio cit. R. Bonfanti: La Donna di garbo di C. Gold., Noto, 1899. — A malgrado dei difetti, che portò con se dalle scene dell’arte, fu tradotta questa commedia fin dal Settecento in tedesco (’65) e in francese (v. Rabany, 1. e, 324-5 e Spinelli, Bibliogr.ia gold.); la imitò Kotzebue (Die Komoediantin aus Liebe); e altri, attori e scrittori, vi cercarono e vi cercheranno i segreti del teatro.
Con animo gentile C. Goldoni, inaugurando nel 1750 la stampa delle sue commedie, dedicò questa prima alla N. D. Andriana Dolfin, sposa nel 1723 di Francesco Bonfadini (della contrada di S, Geremia, 1701-1760: v. Mem. gold, per cura di G. Mazzoni, I, 400-401 ); madre nel 1724 di Zuanne (v. dedica del Vecchio bizzarro), nel ’25 di Piero, poi senatori come il padre: alla quale fin dal ’40 aveva diretto il buon Dottore un canto epitalamico (la Pace fra Amore ed Imene, per nozze Widman-Rezzonico). Ai lettori delle memorie goldoniane tornerà facile il ricordo di Chioggia e di Bergamo.
G. O.
La Donna di garbo uscì prima a Bergamo, nel 1747, come affermò il Loenher (Mèmoires di C. Gold., con note di ecc., p. 410, n. 1: v. anche Spinelli, Bibl.) Tre differenti edizioni abbiamo noi: la bettinelliana (t. I, 1750), la paperiniana (t. V, I 753) e quella del Pasquali (t. IX, 1767): tuttavia tra le due prime non si riscontrano veri e propri cambiamenti, oltre la soppressione della gara poetica nell’ultima scena. Dall’ed. Bettinelli derivò l'ed. Pisani (Bologna, t. 1, 1751); dalla Paperini vennero le edd. Gavelli (Pesaro, t. V. 1754) e Fantino-Olzati (Torino, t. VI, 1756); dalla Pasquali le edd. Savioli (Ven., t. VIII. 1771), Guibert-Orgeas (Torino, t. IX, 1773), Zatta (Ven., cl. 2. t. VI, 1791 ) e tutte le altre infinite. — La presente ristampa seguì fedelmente il testo dell’ed. Pasquali: ma in nota e in Appendice conservò i passi e le scene della più antica lezione. Il titolo nell'ed. Paperini era così: «La Donna di Garbo, Commedia XXI, rappresentala per la prima volta in Venezia l’Autunno dell’Anno 1744». Valgono le stesse osservazioni già fatte per l'Uomo di mondo, a p. 238.