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544 ATTO PRIMO


Pantalone. No so cossa dir. La so ciera xe da galantomo: ma mi gh’ho riscontri certi e seguri, che sior Federigo sia morto; onde la vede ben... se no la me dà qualche prova in contrario...

Beatrice. È giustissimo il vostro dubbio; conosco la necessità di giustificarmi. Eccovi quattro lettere dei vostri amici corrispondenti; una delle quali è del ministro della nostra Banca. Riconoscerete le firme e vi accerterete dell’esser mio. (dà quattro lettere a Pantalone, il quale le legge da sè)

Clarice. (Ah Silvio, siamo perduti!) (piano a Silvio)

Silvio. (La vita perderò, ma non voi!) (piano a Clarice)

Beatrice. (Oimè! Qui Brighella? Come diamine qui si ritrova costui? Egli mi conoscerà certamente; non vorrei che mi discoprisse). (da sè, avvedendosi di Brighella) Amico, mi par di conoscervi. (forte a Brighella)

Brighella. Sì signor, no la s’arrecorda a Turin Brighella Cavicchio?

Beatrice. Ah sì, ora vi riconosco. (si va accostando a Brighella) Bravo galantuomo, che fate in Venezia? (Per amor del cielo, non mi scoprite). (piano a Brighella)

Brighella. (Non gh’è dubbio). (piano a Beatrice) Fazzo el locandier, per servirla. (forte alla medesima)

Beatrice. Oh, per l’appunto; giacchè ho il piacer di conoscervi, verrò ad alloggiare alla vostra locanda.

Brighella. La me farà grazia. (Qualche contrabando, siguro). (da sè)

Pantalone. Ho sentio tutto. Certo, che ste lettere le me accompagna el sior Federigo Rasponi, e se ella me le presenta, bisognerà ve creder che la fosse... come che dise ste lettere.

Beatrice. Se qualche dubbio ancor vi restasse, ecco qui messer Brighella; egli mi conosce, egli può assicurarvi dell’esser mio.

Brighella. Senz’altro, sior compare, lo assicuro mi.

Pantalone. Co la xe cussì, co me l’attesta, oltre le lettere, anca mio compare Brighella, caro sior Federigo, me ne consolo con ela e ghe domando scusa se ho dubità.

Clarice. Signor padre, quegli è dunque il signor Federigo Rasponi?