Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/222

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214 ATTO PRIMO


Pantalone. Lassar le vostre conversazion xe impussibile? Adesso no ve parlo più da pare, ma da mario. Beatrice, o pensè a muar vita, o parecchieve (s’alza) a muar aria. Se ve abusè della libertà, saverò el modo de metterve in suggizion. V’ho fatto patrona della mia casa, delle mie sostanze, del mio cuor, ma no del mio onor; e no sarà mai vero, che vogia sopportar che una donna matta se metta sotto i pie la reputazign de casa Bisognosi. O ressolveve de far a modo mio, o ve farò morirt serada tra quattro muri. parte)

Beatrice. Ah giuro al cielo! Io serrata fra quattro mura? lo lasciar le conversazioni? Io dipendere dai capricci d’un vecchio pazzo? No, non sarà mai vero; e se tu mediti di farmi morire fra quattro mura, può essere che prima a me riesca di farti morire per le mie mani. (parte)

SCENA XIII.

Segue notte.

Camera con due porte in prospetto, con portiera, ed una sedia avanti.

Colombina, conducendo per mano Florindo, all’oscuro.

Florindo. Dunque mi assicuri che Arlecchino non ha errato?

Colombina. Ha fatto l’ambasciata puntualmente.

Florindo. Ed è la signora Rosaura che m’invita seco in questa notte?

Colombina. Sì signore, per l’appunto.

Florindo. Ma da me che vuole?

Colombina. Oh, lo saprete da lei.

Florindo. E la signora Beatrice che dirà?

Colombina. Essa non ne sa nulla; che se lo risapesse, guai a me!

Florindo. Non vorrei che nascesse qualche scandalo.

Colombina. Venite meco, e non dubitate.

Florindo. Ma tu mi porrai in qualche precipizio.

Colombina. Eh, per l’appunto. Qui a momenti verrà la signora