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LA VEDOVA SCALTRA 319

Alvaro. Riverisco donna Rosaura de’ Bisognosi.

Rosaura. M’inchino a don Alvaro di Castiglia.

Alvaro. Vostro padre mi ha obbligato ch’io venga a darvi il presente incomodo, ed io non ho mancato di compiacerlo, anche per il piacere di riverirvi.

Rosaura. Mio padre è stato troppo indiscreto a dare a voi un sì gran disturbo, e condurvi ad annoiarvi della mia stucchevole conversazione.

Alvaro. Voi siete una dama di molto merito, e però trovo bene ricompensata qualunque pena per voi mi prendo.

Rosaura. Vuol favorire? S’accomodi.

Alvaro. (È ancor più bella di giorno che di notte). (da sè, e siede)

Rosaura. (Mi mette in una gran soggezione). (da sè, e siede)

Alvaro. Eccovi una presa del mio tabacco. (le dà il tabacco)

Rosaura. Veramente prezioso.

Alvaro. Questo l’ebbi ieri, con una staffetta speditami dalla duchessa mia madre.

Rosaura. Certo non può esser migliore.

Alvaro. Eccolo al vostro comando.

Rosaura. Non ricuserò l’onore di metterne un poco nella mia tabacchiera.

Alvaro. Servitevi della mia.

Rosaura. Non permetterei che doveste restarne senza.

Alvaro. Ebbene, datemi in cambio la vostra.

Rosaura. Ma la mia è d’argento, e la vostra è d’oro.

Alvaro. Che oro! Che oro! Noi stimiamo l’oro come il fango. Fo più conto di una presa del mio tabacco, che di cento scatole d’oro. Favorite.

Rosaura. Per compiacervi. (fa il cambio della scatola) Don Alvaro, come vi piace la nostra Italia?

Alvaro. È bella, ma non ci vedo quell’aria maestosa, che spira per tutti gli angoli della Spagna.

Rosaura. E delle Italiane che ne dite?

Alvaro. Non conoscono la loro bellezza.

Rosaura. Perchè?